PrEP e Hiv, troppe persone a rischio senza accesso alla profilassi

PrEP

 

(Foto via Pixabay)

Uomini che fanno sesso con altri uomini. Con il 38% di tutte le nuove infezioni, sono ancora loro la categoria più a rischio quando si parla di Hiv. Nonostante questo le politiche di prevenzione non ne favoriscono abbastanza la tutela. Secondo l’ultimo rapporto di Eurosurveillance, basato sui dati del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), sono infatti 500mila gli omosessuali maschi che non hanno accesso alla profilassi pre-esposizione (PrEP). E non perché non vogliano assumerla, ma perché – riferisce la maggioranza degli intervistati – economicamente insostenibile.

Che cos’è la PrEP

PrEP sta per profilassi pre-esposizione ed è una terapia a base di farmaci antiretrovirali come azione di prevenzione dell’infezione da Hiv. La assumono persone sieronegative che per diverse ragioni sono a rischio di contagio. Se assunta secondo prescrizione, ha un’efficacia quasi del 100% (ci sono alcuni casi in cui la PrEP ha fallito nel bloccare l’infezione da parte di particolari ceppi del virus) e per questo è considerata uno strumento importante che ha il potenziale per ridurre l’incidenza di nuove infezioni.

Calcolare il “PrEP Gap”

Gli autori del report hanno utilizzato i dati dello studio Emis-2017 (European Men-Who-Have-Sex-With-Men Internet Study) per metter a confronto il numero di uomini che dichiarano che farebbero uso della PrEP se avessero libero accesso con il numero di coloro che ne fanno effettivamente uso.

La variabilità tra stato e stato è molto alta e va dal 44,8% della Russia al 4,3% del Portogallo, ma complessivamente si stima che nell’area europea il divario, il PrEP Gap, sia del 17,4%. In altre parole circa 500 mila uomini che fanno sesso con altri uomini intenzionati ad assumere la PrEP non lo fanno per le difficoltà di accesso alla terapia.

PrEP
(credit: Estimating the ‘PrEP Gap’: how implementation and access to PrEP differ between countries in Europe and Central Asia in 2019 , Eurosurveillance)

L’allerta delle istituzioni

Un dato preoccupante, denunciano gli esperti, che ricordano oltretutto che la stima fa riferimento solo a una precisa categoria. Per le altre fasce di popolazione a rischio che avrebbero bisogno di accedere alla profilassi pre-esposizione non esistono archivi che consentano di fare un conteggio.

È da tempo che l’Ecdc raccomanda ai membri della Ue di inserire la PrEP nei piani sanitari come azione di prevenzione delle nuove infezioni da Hiv. Tuttavia molti degli stati nicchiano: nel 2019 in Europa e Asia su 53 Paesi solo in 14 il servizio sanitario nazionale rimborsa la PrEP, mentre in altri 10 il rimborso è solo parziale.

Ancora troppo poco se davvero vogliamo fermare l’epidemia.

La PrEP in Italia

Nel nostro Paese la profilassi pre-esposizione è disponibile ma non è coperta dal Servizio sanitario nazionale: come si legge sul sito del Ministero della Salute, “al momento il costo della PrEP è a carico dell’interessato“. In Italia la PrEP può essere prescritta solo da un medico infettivologo, previa verifica delle condizioni di salute del richiedente. Secondo le Linee Guida Nazionali prima di iniziare la profilassi è richiesto un test Hiv per appurare di essere sieronegativi, un test per l’epatite B e controlli per valutare l’attività renale. Sono raccomandati anche test per l’epatite A e C, nonché lo screening per altre malattie sessualmente trasmissibili. Durante l’assunzione della PrEP i controlli devono essere regolari (dopo un mese dall’inizio della profilassi e poi ogni tre mesi), sia per verificare che non insorgano comunque infezioni sia per controllare che non insorgano effetti collaterali importanti di farmaci.

Fonte: Eurosurveillance

Riferimenti: Anlaids Onlus, Lila Onlus

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