Perché non dobbiamo più parlare di Sara Tommasi

Sara Tommasi ha 38 ed è bipolare. Soffre di un disturbo serio, eppure sono anni che il mondo dello spettacolo e dell’informazione sembrano ignorarlo. Ne ha passate tante, la sua immagine di showgirl con alte aspirazioni nei vari circuiti dello showbiz è stata completamente smantellata, parimenti a quella di esperta di finanza laureata alla Bocconi. Sara dice di essere stata costretta a prendere tanti tipi di droghe e anche obbligata a girare film porno, pena l’acido sulla pelle o anche peggio. Ora si augura una rinascita, vorrebbe tornare in tv, come valletta o showgirl o Gabibbo, poco importa.

Sara nemmeno due mesi fa era incinta, poi ha abortito a causa delle cure alle quali è costantemente sottoposta, ha precisato la sua manager, e, somatizzato in fretta il dolore per questa claudicante maternità, la notizia del giorno è che è proprio con la sua manager che avrebbe un rapporto sentimentale. “Noi stiamo bene insieme, è un’amicizia che evolve sempre più e chissà che non si trasformi in qualcosa di più” ha dichiarato la Tommasi, “Ci completiamo insieme, stare lontano da lei mi far star male anche se ogni tanto mi fa arrabbiare. Di certo tra noi c’è un amore che definisco spirituale, poi non so cosa accadrà in futuro” ha aggiunto colei che al momento cura la sua ‘professionalità’ e il rilancio della sua immagine.

Ma attenzione, Sara Tommasi in tv ci è già tornata, una domenica sera, da Barbara D’Urso. Ha ricordato tutto quel periodo legato a personaggi come Alfonso Luigi Marra, Andrea Dipre e i vari Paolini, come un momento di buio totale, la segregazione in un mondo sporco e perverso, che non ha avuto alcuna pietà di lei. Sara ha fatto un appello: “ragazze, non uscite la sera, è pericoloso”, schernita da chi era in studio e dal pubblico a casa, perché nessuno è messo nelle condizioni di considerare seriamente la sua malattia. Ha fissato la telecamera con uno sguardo inebetito e paradossalmente sereno, mentre raccontava le più atroci barbarie subite.

Ha aperto la porta di casa alle telecamere, mostrato il padre in lacrime che ostentava le sue foto a Quelli che il calcio in preziose cornici d’argento, mentre si diceva fiero di quella figlia laureata alla Bocconi, “mica a un’università qualsiasi”. Sara lo ha abbracciato e portato fuori la chiesa dove è solita pregare tutti i giorni, ha iniziato a recitare l’Ave Maria davanti alle telecamere e si è assentata, perché la Madonna di Medjugorje l’ha salvata e questo in TV si doveva vedere.

Un sorriso cristallizzato su un volto stravolto e ben truccato. Sara ha precisato che non ha bisogno di lavorare oggi perché ha messo i soldi da parte, ma “non con i porno”. No, certo che no. Lei oggi chiede solo che si riaccenda una luce sulla sua vita e che quella luce provenga da uno studio televisivo, indipendentemente da cosa faccia e come. Questo è ciò che vorrebbe lei, ma quale talento potrebbe avere oggi Sara Tommasi? Per quale motivo dovrebbe essere chiamata in una trasmissione televisiva, visto il percorso di cure che a malapena le consente di reggere 20 minuti di intervista? Cosa potrebbe mai offrire alle telecamere se non la sua esistenza disastrata e il terribile freak show della sua malattia?

L’articolo 6 del Testo unico del giornalista parla di “Doveri nei confronti dei soggetti deboli” e richiede al giornalista di “rispettare i diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità, siano esse portatrici di menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali”. Oggi chi cerca di lucrare sulla sua malattia, sfruttando l’ascendente che il mondo spettacolo ha sempre avuto su di lei, sta solo contribuendo alla sua resa definitiva e fa rabbia pensare che la circonvenzione di incapace sia a tutti gli effetti un reato, ma l’incapacità di capire la circonvenzione, purtroppo, passi come azione ancora del tutto impunita.

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