Casamonica, la storia segreta del clan che ha la mani su Roma

Casamonica

“Non sono finiti, stanno solo capendo come rigenerarsi”, queste parole raccontano meglio di altre lo stadio criminale dei Casamonica, la più potente famiglia criminale autoctona del Lazio. Sono state pronunciate da una vittima del clan che, per anni, ha convissuto con la casata prima di finire in balia totale della famiglia, prima sotto usura e poi sotto estorsione. “Avrò perso un milione di euro in beni” mi ha raccontato.

I Casamonica oggi

Ho dedicato un libro e ora un documentario, in onda questa sera e lunedì prossimo sul Canale Nove, ai Casamonica con l’idea di raccontare uno dei casi più inspiegabili di rimozione di fenomeni criminali. Una rimozione avvenuta a Roma, città che per anni ha ignorato le mafie e, di conseguenza, ha finito per favorirle.

Se non le nomini, non le affronti. In questo bias conoscitivo dove manipoli annullandole le informazioni tutto quanto accaduto nella capitale è stato bollato come marginale, fuorviante, periferico, non meritevole di considerazione.

E così da bulli di periferia i Casamonica hanno fatto il salto nello scacchiere criminale. Otello Lupacchini, magistrato in prima linea contro la Banda della Magliana, oggi Procuratore Generale a Catanzaro, individua nel rapporto tra Vittorio Casamonica, il cui funerale è stato visto in tutto il mondo, ed Enrico Nicoletti, il punto di svolta nella storia della famiglia criminale insieme anche al possibile ruolo svolto nei passaggi antecedenti il pagamento del riscatto per la liberazione dell’assessore democristiano Ciro Cirillo, rapito nel 1981 dalle Brigate Rosse.

La storia del clan dei Casamonica

Oltre un trentennio fa quando i Casamonica si trasformarono fino a diventare organizzazione in grado di interagire con clan di primo piano dello scacchiere criminale nazionale e anche con i cartelli della droga messicani.Per molti gli arresti e gli abbattimenti hanno chiuso quella stagione criminale.

In realtà sono molti i capi in libertà, alcuni li incontro in questo viaggio, ma soprattutto sono decine i milioni di euro investiti in attività commerciali e riciclati in questi anni grazie ad una rete di teste di legno. Se è mafia non può mancare il rapporto con professionisti e insospettabili. Mi sono concentrato sulla figura di un medico che diverse fonti mi indicano come a disposizione della famiglia per certificati e cartelle cliniche di favore.

I pischelletti sono violenti davvero e poi hanno un mare di soldi. Un mare”. È la frase che mi consegna un’altra vittima del clan indicandomi il futuro della famiglia rappresentato dalle nuove generazioni. In mezzo ci sono intercettazioni audio inedite, vittime che raccontano tragedie umane, ma soprattutto i nemici giurati delle mafie: i poveri.

Ed è così anche a Roma, una città dove la paura fa la differenza e denunciare continua ad essere ‘na nfamata.

A Roma l’omertà esiste e in alcuni territori sembra riecheggiare un passo di A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia: «Senza tener conto, a discarico del creatore, che anche la parola avessero avuto, in quella circostanza i cani sarebbero diventati come mutoli: riguardo all’identità degli assassini, e di fronte al maresciallo dei carabinieri». Mutoli anche i cani. A Roma è così. Proprio a Roma, nella città dei poteri statuali per eccellenza, quando finisci nelle grinfie dei Casamonica tutto scompare, svanisce, e resti tu e la casata. Quelli ti accompagnano fino in tribunale, si infilano nella tua vita, ti entrano in casa, ovunque sei. Senza scampo. Eppure qualcuno ha rotto il muro, è un inizio, ma per la fine c’è ancora un patrimonio, case e capi con cui fare i conti.

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