Matteo Salvini, il piano per salvare l’ex Ilva: no a nazionalizzazione

Matteo Salvini ha le idee chiare su come salvare lo stabilimento di Taranto: la nazionalizzazione, infatti, penalizzerebbe i contribuenti.

matteo salvini
matteo salvini

Il caso dell’ex Ilva sta diventando un problema che affolla le prime pagine dei quotidiani nazionali, che è all’ordine del giorno nei vertici politici e che sembra ormai destabilizzare la maggioranza. Giuseppe Conte, dopo aver incontrato i sindacati, i lavoratori e i ministri dell’esecutivo si trova ancora in una situazione scomoda. Mentre, infatti, il Movimento 5 stelle e la Cgil vorrebbero nazionalizzare lo stabilimento, dall’altro lato qualcuno ritiene sia un errore. D’altronde, come ha ricordato anche Matteo Salvini, la nazionalizzazione dell’Ilva verrebbe pagata dai contribuenti. Perciò occorre trovare un’altra via: lo stesso leader della Lega ha un piano.

Ilva, il piano di Matteo Salvini

Il secondo punto, dopo aver esclusa la nazionalizzazione, del piano di Matteo Salvini per salvare l’Ilva riguarda un’azione rispetto allo scudo penale.

Cambiare le regole del gioco in corso d’opera è sleale e quello che ha lamentato Salvini è un governo che modifica le carte in tavola di un impegno ormai preso. “Al di là dell’ Ilva – ha detto il capo del Carroccio – un governo e un Paese che cambia i contratti firmati non è un bel segnale alle imprese di tutto il mondo”. Nelle scorse giornate dunque, la Lega ha presentato un emendamento al decreto fiscale per reintrodurre lo scudo penale. L’ultimo passo, infine, è l’unità nazionale.

Salvini e la Lega sono “pronti a sostenere eventuali decreti che il governo porta per salvare i posti di lavoro” perché “quando ci sono in ballo migliaia di operai non c’ è maggioranza o opposizione che tenga”.

Le proposte di Italia viva

Anche Italia viva ha seguito alcune delle proposte del Carroccio: ad esempio, la reintroduzione dello scudo penale per Arcelor Mittal a partire dal 3 novembre.

O ancora l’immunità a tutte le imprese impegnate nella bonifica di impianti. Sulle stesse posizioni si trovano anche Forza Italia e Fratelli d’Italia: il centrodestra, quindi, è unito. Se dovesse prevalere questa linea, però Giuseppe Conte sarebbe costretto a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. La palla è in campo, sta a Pd e M5s trovare un accordo stabile per salvare l’Ilva.

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