Papa Francesco e pedofilia web, chiesto algoritmo che protegga bambini

Papa Francesco ha esortato i giganti del web a prendere delle contromisure per proteggere i bambini dai pericoli della pedofilia su internet.

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Durante un convegno sula promozione della dignità digitale dei bambini tenutosi in Vaticano il 14 novembre, Papa Francesco ha esortato le grandi aziende che operano sul web a studiare un sistema per proteggere i minori dai pericoli della pedofilia online e della pedopornografia. La richiesta del pontefice giunge proprio dopo che la Città del Vaticano ha inserito il reato di pedopornografia all’interno del suo ordinamento giuridico.

Papa Francesco sulla pedofilia web

Nel corso del convegno, a cui erano presenti alti dirigenti di Microsoft, Google, Facebook, Apple e Amazon, Papa Francesco ha sottolineato come la salvaguardia dei bambini passi innanzitutto dalle misure precauzionali che i giganti del tech possono adottare nei loro confronti: “Senza il pieno coinvolgimento delle società del settore, senza una piena consapevolezza delle ricadute morali e sociali della loro gestione e del loro funzionamento, non sarà possibile garantire la sicurezza dei minori nel contesto digitale”.

Le parole del papa risuonano ancora più veritiere dopo la vicenda che attualmente coinvolge monsignor Carlo Capella, il diplomatico vaticano arrestato il 7 aprile 2018 e attualmente detenuto nelle carceri pontificie con l’accusa di detenzione, cessione e trasmissione di materiale pedopornografico.

Proprio l’esplosione del caso Capella ha in seguito spinto il Vaticano ad implementare all’interno del suo ordinamento il reato di pedopornografia.

I dati sulla pedofilia in internet

Secondo alcune analisi effettuate da Microsoft, e diffuse da Telefono Azzurro, ogni giorno su internet vengono scaricate circa 720mila immagini dal contenuto sessualmente esplicito raffiguranti bambini. Stando a dati dell’Internet Watch Foundation inoltre, su 229.328 url esaminate nel corso del 2018, ben 105.047 corrispondevano a siti pornografici e di queste ultime il 23% comprendeva violenze sessuali su minori.

Lo stesso ente ha poi rilevato un aumento del 32% dei siti internet che contenevano immagini cosiddette Csam (child sexual abuse material). Di queste, il 39% delle vittime aveva meno di 10 anni di età, il 55% tra il 11 e i 13 anni mentre il 5% tra i 14 e i 15 anni.

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