Bastano 10 settimane in una città molto inquinata come Pechino per avere effetti sulla salute

Los Angeles è inquinata, ma Pechino molto di più: uno studio su un gruppo di giovani in viaggio per diverse settimane nella capitale cinese ne mostra le conseguenze, rischiose soprattutto per il cuore. Trovati fino a 800% di inquinanti in più nel corpo

inquinamento
(Foto: Getty Images)

Controllare la situazione dell’inquinamento atmosferico di una città prima di andarci in viaggio, di lavoro o di studio, è meno paranoico di quel che sembra. Sappiamo infatti che vivere a lungo in una città con alti livelli di polveri sottili o in un luogo dalla bassa qualità dell’aria, come è la Pianura Padana, ha serie conseguenze a lungo termine sulla salute del nostro corpo: in Europa l’inquinamento atmosferico causa 790mila morti l’anno. Ma, a quanto racconta una ricerca congiunta delle università di Los Angeles (Ucla) e Pechino, basta qualche settimana in un posto altamente inquinato per vedere delle conseguenze tangibili sul proprio corpo. Questo è quello che è accaduto a un gruppo di giovani in salute di Los Angeles che si sono recati per circa tre mesi a Pechino, città che con la sua coltre di smog è per antonomasia la città inquinata. Un viaggio del genere ha effetti sulla presenza di particolari grassi nel sangue, con problemi per il cuore, e ovviamente sulla presenza di inquinanti nel corpo.  La ricerca è pubblicata su Circulation, rivista dell’American Hearth Association.

I partecipanti erano 26 giovani, tutti in salute, non fumatori e di età media attorno ai 24 anni. Venivano tutti da Los Angeles e avevano pianificato tra le estati del 2014 e 2015 un viaggio verso Pechino di 10 settimane. Certamente, Los Angeles non è il luogo più incontaminato della terra, anzi la qualità dell’aria della città californiana non è di certo buona. Ma il confronto impietoso con Pechino: la capitale cinese, infatti, nel periodo preso in esame, aveva una concentrazione di polveri sottili superiore del 371% rispetto a quella di Los Angeles.

L’équipe di ricerca ha così sottoposto i giovani all’esame di diversi parametri, prima, durante e dopo la permanenza a Pechino. Il gruppo è stato diviso in due e, per uno dei due, i test durante la permanenza sono stati effettuati sei settimane dopo l’arrivo in Cina, per l’altro otto settimane. I ricercatori hanno constatato gli effetti evidenti dell’inquinamento. Nel corpo dei partecipanti c’era una concentrazione di inquinanti superiore addirittura del 800% rispetto a prima della partenza. Più alta aumentava l’ossidazione di tipi di grassi polinsaturi, uno squilibrio rischioso che, unito al cambio di funzione di alcuni enzimi, favorisce le infiammazioni del cuore.

“È arcinoto che una lunga esposizione agli inquinanti si associa a una crescita di disturbi cardiovascolari. Ma finora non sapevamo se anche periodi brevi in un luogo con inquinamento atmosferico pesante potesse avere un impatto sensibile”, ha confermato Jesus Araujo, direttore del dipartimento di cardiologia ambientale alla scuola di medicina dell’Ucla, che ha guidato il gruppo di ricerca. Non è però la prima volta che Araujo lavora ai problemi causati da brevi esposizioni all’inquinamento ambientale, anche se finora ne aveva studiato gli effetti soltanto sugli animali. E in quel caso erano bastate soltanto due settimane per osservare cambiamenti fisiologici dannosi.

Nel caso degli umani, fortunatamente, al ritorno la salute del corpo è tornata allo stato pre-partenza. Ma sono servite all’incirca sette settimane perché il corpo ritrovasse il proprio equilibrio. Comunque, in caso di viaggi del genere, Araujo consiglia di astenersi da attività fisiche intense, per esempio dalla corsa. E in ogni caso, per chi ha qualche difficoltà col cuore, di dare un occhio alla qualità dell’aria e, se possibile, di evitare perciò i periodi di particolare inquinamento. D’altra parte non serve arrivare fino a Pechino per trovare grandi città molto inquinate: anche Londra e Parigi superano i limiti di concentrazioni fissati dall’Organizzazione mondiale della Salute, e nemmeno in Italia la situazione è migliore.

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