F1, GP Abu Dhabi 2019: analisi della gara. La prova di forza di Hamilton e della Mercedes che sa di ipoteca anche per il 2020

La parola giusta è: imbarazzante. Lewis Hamilton conclude nel suo stile, da “Cannibale”, il suo 2019 ponendo il proprio marchio nell’ultimo GP dell’anno ad Abu Dhabi. Sul tracciato di Yas Marina l’asso del volante nativo di Stevenage ha completato il suo Grande Slam (pole, vittoria, giro veloce, tutta la gara in testa). Irresistibile Lewis che, dopo l’errore commesso ad Interlagos (Brasile), voleva subito far capire che si trattava di un incidente di percorso. Missione compiuta e i numeri sono dalla sua: 84esima vittoria in carriera, 11esima dell’anno e quinta a Yas Marina. A questi dati possono seguirne altri: 17 podi quest’anno, primo pilota ad andare a punti 21 volte in una stagione e 413 punti in un’annata (record assoluto).

Si potrebbe andare avanti con altri primati stabiliti da LH44, ma non cambierebbe l’evidenza della superiorità messa in mostra dal campione britannico. Un dominio frutto anche di una macchina strepitosa, che prolunga il proprio filotto di vittorie su questo tracciato, iniziato nel 2014. Nell’era ibrida, infatti, la Stella a tre punte ha saputo solo vincere e i distacchi al termine del GP di quest’anno non sono di poco conto: 16″772 all’olandese Max Verstappen (Red Bull) e 43″435 al monegasco Charles Leclerc (Ferrari). Di fatto, il 15° successo in 21 gare disputate rappresenta l’aspetto su cui i rivali devono riflettere maggiormente.


Guardando al 2020, c’è da preoccuparsi per Ferrari e Red Bull. Il regolamento tecnico sarà praticamente lo stesso e il vantaggio messo in mostra da Lewis nel corso della gara è stato impressionante. In particolare a Maranello devono fare i conti con il solito tratto guidato indigesto. La SF90, in questo fine settimana ancor più del solito, ha evidenziato le proprie deficienze in termini di carico aerodinamico, pagando dazio nel confronto con la Mercedes e anche con la monoposto di Milton Keynes, visto il secondo posto di Verstappen. Un Cavallino Rampante, quindi, uscito con le ossa rotte e che vede i suoi due piloti (Leclerc e Sebastian Vettel) quarto e quinto nella classifica piloti alle spalle di Mad Max.

La Rossa in versione “Dragster” quindi non ha permesso ai suoi due alfieri di lottare per il meglio possibile. E poi anche altro: i problemi di fuel saving, la strategia errata con Charles e il pit-stop letargico con Sebastian vanno ad aggiungersi al rischio “poco calcolato” di uscire con il 22enne del Principato nelle ultime fasi delle qualifiche e prendere la bandiera a scacchi. I segnali non sono positivi perché, al cospetto di un team-pilota-macchina perfetti, sotto l’insegna del Cavallino si respira insicurezza e incertezza.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: LaPresse

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