A un mese dal voto, la sfida in Emilia Romagna è ancora aperta

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L’Emilia Romagna, da sempre roccaforte rossa è ora più che mai ‘contendibile’. A poco più di un mese dal traguardo, la battaglia elettorale, con un breve pit stop natalizio, si combatterà senza sosta dalle grandi città ai piccoli Comuni, fino al 26 gennaio quando il voto assumerà anche una valenza nazionale.

Tra le tante incognite, a 35 giorni dalle elezioni regionali, sembrano emergere due certezze. Primo, la partita è ancora apertissima con un presumibile testa a testa tra il governatore uscente Pd sostenuto dal centrosinistra, Stefano Bonaccini (in leggero vantaggio negli ultimi sondaggi) e Lucia Borgonzoni, senatrice leghista in corsa per il centrodestra.

Secondo, l’ago della bilancia saranno gli ‘indecisi’ (addirittura 1 su 4 nella recente rilevazione Ixè per Cartabianca). Questa la platea, nel ‘mirino’ dei due principali sfidanti, da corteggiare con cura fino all’apertura delle urne. Borgonzoni e Bonaccini macinano chilometri su chilometri tra comizi ed incontri, nella consapevolezza, appunto, che anche un solo voto in più potrà fare la differenza. E il primo a capirlo è stato proprio Matteo Salvini: il leader della Lega, infatti, già pochi giorni dopo il voto umbro ha piantato le tende in Emilia Romagna scandagliando ‘palmo a palmo’ il territorio da Piacenza a Rimini in sostegno della ‘sua’ Lucia. A sparigliare i giochi, il possibile ‘effetto sardine’ con un interrogativo su tutti: le migliaia di persone scese in piazza avranno ripercussioni concrete nelle urne? Il movimento ‘ittico’ anti-sovranista ha annunciato il bis a Bologna (la città del debutto) rilanciando al contempo su tutto il territorio regionale iniziative nei centri minori fino alla data delle elezioni.

Infine, il Movimento 5 Stelle fermo nella scelta di correre da solo nonostante la mano tesa di Bonaccini. Dunque nessuna replica, in scala locale, dell’alleanza giallo-rossa al governo nazionale. In pista per i ‘grillini’, il prescelto dalla piattaforma Rousseau, Simone Benini, consigliere comunale al secondo mandato a Forlì e piccolo imprenditore informatico.  Bivio per gli elettori 5 Stelle: un percorso ‘puro’, ovvero, la doppia croce sul simbolo e sul nome del candidato M5S con il rischio di rosicchiare preferenze (forse determinanti) al centrosinistra oppure la scelta del voto disgiunto seguendo l’appello lanciato dallo stesso governatore uscente dem. Intanto, la regione è ‘invasa’ da un’ondata politica mai ‘vissuta’ così intensamente come nelle ultime settimane. Tra frecciate, quasi quotidiane, ad unire i due principali sfidanti c’è l’invito alla partecipazione al voto del prossimo 26 gennaio per scongiurare il misero 37% di affluenza della tornata di novembre 2014.

La Lega, primo partito in Emilia Romagna alle scorse europee, forte di una squadra compatta (Fratelli d’Italia e Forza Italia) è partita anticipando sui tempi gli avversari con il lancio della campagna elettorale lo scorso 14 novembre riempiendo di militanti il Paladozza, tempio del basket bolognese. Il mantra del ‘tandem’ Salvini-Borgonzoni è “cambiamento” dopo 70 anni di governo di centrosinistra. Dal canto suo Bonaccini ha atteso altre tre settimane (7 dicembre) per sigillare la sua corsa al mandato bis da una affollatissima piazza Maggiore (“ho rischiato e ho vinto la sfida”). Nessun logo di partito nei manifesti e gadget dominati da un’immagine ‘emozionale’ del governatore stilizzato con barba curata e occhiali a goccia. Un presidente uscente pronto a rivendicare il “modello” emiliano romagnolo e anche, quando ritenuto necessario, a ‘smarcarsi’ dal governo Conte II per ‘difendere’ il territorio (come avvenuto per la plastic tax). Frequenti le stilettate tra gli avversari: scintille su sanità, burocrazia, tasse, ambiente, welfare, disabili. Un botta e risposta che più di una volta, è rimbalzato da temi locali a (vista la posta in gioco) questioni nazionali.

Nel frattempo, ad una settimana dal termine ultimo per la consegna (il 28 dicembre ndr), prendono corpo le liste dei principali candidati. Sul fronte del centrosinistra spicca la lista civica “Bonaccini Presidente” che, tra i mugugni a mezza bocca di qualche candidato Pd, potrebbe drenare voti agli stessi dem. Un nome ‘civico’ su tutti: Mauro Felicori, volto molto noto in città, storico manager della cultura bolognese poi direttore della rinascita della Reggia di Caserta, vicino a Matteo Renzi anche se non diretto esponente di Italia Viva.

A completare la coalizione le ‘tradizionali’ liste di partito: Pd; Emilia Romagna Coraggiosa, il rassemblement ecologista-progressista guidato da Elly Schlein insieme a Vasco Errani; la lista europeista Volt; i Verdi ed infine la lista di Pri, Socialisti, Centro Democratico e +Europa. Primi nomi anche per la lista civica (rigorosamente vietata ai politici) di Lucia Borgonzoni: ci sarà Giulio Venturi, consigliere comunale di “Insieme Bologna”, dirigente d’azienda e nipote di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso da un commando delle nuove Br il 19 marzo 2002. Poi tra i candidati ‘civici’ pro senatrice leghista, si parla di Barbara Lodi, esperta di infrastrutture e moglie del proprietario dell’azienda “Viro”, leader nel settore dei lucchetti. In lista, infine, anche Alessio Carbone, presidente del comitato bolognese ‘no tram’ e Stefano Bulgarelli, figlio di Giacomo, centrocampista e capitano mai dimenticato del Bologna calcio con cui vinse lo scudetto nel 1964. Oltre a Lega, Fi e FdI, a sostegno dell’ex sottosegretaria del Carroccio anche una lista di “Cambiamo”, il partito di Giovanni Toti.

Per quanto riguarda i candidati alla presidenza, a completare la ‘rosa’ dei nomi in corsa per guidare la Regione anche Stefano Lugli (segretario modenese di Rifondazione Comunista) sostenuto da “l’Altra Emilia Romagna” e Marta Collot esponente di Potere al Popolo (legata comunque al raggiungimento delle firme necessarie). Infine, arrivo dell’ultima ora, anche una lista ‘no vax’: il “Movimento 3V – Vaccini vogliamo verità”. Ad un mese dalla ‘meta’, per i due principali sfidanti si prospetta quindi una ‘prova di resistenza’ non comune tra comizi, eventi, e passaggi televisivi o radiofonici: ormai il gong suona senza tregua e anche i big, chi da ‘debuttante’ e chi ormai da emiliano-romagnolo ‘adottato’, sono pronti a fare tappa in regione nelle ultime settimane di campagna elettorale per tentare di vincere la partita delle partite. 

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