Le polemiche nel centrodestra tra Salvini e Meloni 

Il centrodestra deve allargarsi e includere, anche nella scelta dei candidati alle prossime elezioni: è l’avvertimento che Matteo Salvini lancia a Giorgia Meloni. Il segretario leghista dice di non volere alcuna lite, le discussioni lasciamole a Renzi, Conte e Zingaretti, afferma. Ma – raccontano i suoi – non ha piu’ scudi ‘zen’ da opporre a quelli che considera i “quotidiani attacchi, distinguo e precisazioni polemiche” della presidente di Fratelli d’Italia.

In ogni occasione pubblica, Salvini riafferma la necessità di allargare la coalizione di centrodestra, e di dare importanza al lavoro di squadra, perché “da soli non si va da nessuna parte e si vince insieme”. Ma ora da FdI vuole un cambio di passo perché così non è possibile andare avanti. Altrimenti – si ragiona in via Bellerio -, ognuno corre da sé e vediamo dove va Meloni, da sola, con il suo 10 per cento.

Raccontano che quello che avrebbe segnato il punto di non ritorno sia stato il distinguo, “l’ennesimo”, sull’episodio della citofonata di Salvini alla ricerca del presunto spacciatore al quartiere Pilastro di Bologna. “È stata una provocazione”, commentò la leader di FdI, “ma c’è rischio di emulazioni”. La frase – pronunciata in piena campagna elettorale per le Regionali emiliano-romagnole – fece davvero infuriare il leader leghista.

“Una uscita ipocrita”, giudicano i leghisti, “perché qualche mese prima furono proprio i suoi uomini a fare un gesto del genere”. Il riferimento è ai due esponenti di Fratelli d’Italia di Bologna – Galeazzo Bignami e Marco Lisei – che, a novembre, in un video, ‘passarono in rassegna’ citofoni e portoni, mostrando nomi e cognomi e indirizzi degli stranieri che occupano alloggi popolari del capoluogo emiliano.

Da FdI, è l’altra accusa dei leghisti, “ci copiano su tutto, la comunicazione sui social, persino le nostre grafiche, vivono alle nostre spalle, raccattando tutto quello che non prendiamo noi, in uscita da Forza Italia, per esempio”. Per la verità, la ‘copiatura’, di idee e proposte, è la stessa accusa frequentemente mossa agli alleati di via Bellerio dal partito di Meloni.

Ma Salvini non vuole guai e cerca comunque di trovare un compromesso anche se non intende in alcun modo recedere dalle richieste di revisione delle candidature, che prendono di mira tre delle ‘caselle’ concordate con FdI e FI. Raffaele Fitto e Francesco Acquaroli (FdI) non sono nomi graditi alla Lega per la presidenza di Puglia e Marche, né lo è Stefano Caldoro (FI) per la Campania.

“Stiamo studiando per andare al governo con un centrodestra allargato e inclusivo. Non è necessario o sufficiente per essere un buon sindaco o un buon governatore avere una tessera. Ci stiamo impegnando per vedere se c’è gente nuova e coraggiosa che si vuole impegnare: per loro le porte della Lega e del centrodestra sono aperte, senza egoismi di partito. Lasciamo alla maggioranza i litigi”, ha affermato il segretario leghista in diretta Facebook.

L’accordo siglato in autunno poi prevedeva che la candidatura alla presidenza della Regione Toscana spettasse alla Lega, così come il Veneto con Luca Zaia. Discorso a parte per la Liguria, dove è in corsa il governatore uscente ex FI e leader di Cambiamo, Giovanni Toti. In Veneto, il problema è che Zaia accarezza il sogno di correre da solo, senza l’ingombrante sostegno di FdI (che ha forti perplessità sul progetto autonomista).

Mentre in Toscana i leghisti – per loro stessa ammissione – non hanno una classe dirigente in grado di esprimere un candidato. L’unico nome plausibile al momento sarebbe il sindaco ‘civico’ di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, in una partita comunque difficilissima dal momento che in Toscana la legge elettorale regionale prevede il doppio turno.

Per la Campania, un candidato che i leghisti preferirebbero a Caldoro è Gennaro Sangiuliano, attuale direttore del Tg2, ma serve l’ok di Forza Italia. In via Bellerio, non si reclama alcuna candidatura ma si chiede di scegliere nomi vincenti. Per questo non vanno bene né Fitto, né Caldoro, né Acquaroli. Tutti però confermati da Fratelli d’italia e Forza Italia.

I tre leader del centrodestra, Meloni, Salvini e Silvio Berlusconi, dovranno discutere di questo e altro in un incontro ancora da fissare. Sul tavolo, Salvini potrebbe portare anche le nomine delle autorità di garanzia che spettano alle opposizioni e la candidatura alle prossime amministrative, che si terranno in election day con le Regionali.

Su un punto il capo leghista non mollerà: il sindaco di Roma. Da molti mesi, Salvini lavora in prima persona, con sopralluoghi nelle periferie e in vari luoghi simbolo del degrado della città, a costruire la candidatura di un leghista al Campidoglio. E anche su questo sarà battaglia con il partito di Giorgia Meloni. 

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