Come sarà il turismo del futuro?

Altro che Hawaii ed Everest: le prossime vacanze potremmo passarle direttamente in orbita. Benvenuti nell’era del turismo spaziale

(foto: Daniel Berehulak/Getty Images)

Nel gennaio di quest’anno, la Nasa ha annunciato di aver selezionato la società Axiom Space per costruire un modulo abitabile che diventerà la prima destinazione di lancio commerciale dell’agenzia statunitense. In parole più semplici, Axiom è stata incaricata di progettare un vero e proprio hotel spaziale che verrà agganciato alla Stazione spaziale internazionale (Iss). L’obiettivo, secondo quanto dichiarato dalla stessa Nasa, è “far crescere l’economia nell’orbita terrestre bassa”.

Nel comunicato ufficiale di di Axiom, si spiega che la costruzione terminerà entro il 2024, dopodiché il modulo verrà lanciato e unito alla Iss. La principale attrattiva di questo hotel spaziale è ovviamente l’osservatorio con vista sulla Terra, ma saranno presenti anche un laboratorio di ricerca e alcune stanze per gli ospiti dotate della possibilità di comunicare con casa. Ovviamente, permettersi una vacanza tra le stelle non sarà una cosa da tutti. Al contrario: solo i super ricchi potranno approfittare di questa possibilità, visto che secondo quanto ammesso già nel 2018 da Mike Suffredini, Ceo di Axiom, il biglietto potrebbe arrivare a costare 50 milioni di dollari.

Benvenuti nell’era del turismo spaziale, un nuovo fantascientifico settore su cui non sta puntando solo Axiom, ma anche le immancabili SpaceX, Virgin Galactic, Blue Origin (di proprietà di Jeff Bezos) e altre ancora. Sarebbe però un errore pensare che le vacanze spaziali siano una prospettiva futuribile. In verità, è ormai da tempo che questa forma di turismo esiste.

Nel 2001, l’imprenditore statunitense Dennis A. Tito è stato il primo vero turista spaziale. Tito pagò qualcosa come 20 milioni di dollari per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale a bordo del vettore russo Soyuz Tm. Da allora, le persone che si sono tolte lo sfizio di un vero viaggio tra le stelle si contano però sulle dita di una mano. Se oggi si comincia a parlare di turismo spaziale come di una concreta prospettiva (tanto che alcuni prevedono la classica bolla finanziaria basata sulle aspettative eccessive) è perché i numeri sono destinati a crescere a dismisura.

A oggi, sono circa 600 le persone che hanno prenotato un volo con Virgin Galactic, la società di Richard Branson che conta di iniziare i primi viaggi nel 2021. Tra chi si è prenotato per questa avventura, si vocifera che ci siano anche Leonardo DiCaprio e Justin Bieber. Parlare di turismo spaziale nel caso di Virgin Galactic potrebbe però essere eccessivo: questa società offre in verità una gita in orbita di qualche giorno a gravità zero. Ed è proprio per questa ragione che i prezzi, per quanto notevoli, sono decisamente più bassi: circa 250mila dollari.

Se siete in cerca di emozioni più forti (e più costose) si deve inevitabilmente fare un salto dalle parti di SpaceX. La società aerospaziale fondata da Elon Musk ha presentato circa un anno fa la sua nuova capsula Crew Dragon, che a partire dal maggio di quest’anno trasporterà gli astronauti della Nasa sulla Stazione Spaziale Internazionale. Viste le prospettive turistiche della ISS, era inevitabile che Musk fiutasse l’affare: “Alcune persone sono già andate sulla stazione a bordo della russa Soyuz. Penso che sarebbe figo se potessero raggiungerla con un veicolo americano. Credo proprio che sia qualcosa che faremo, anche perché la Nasa ci sta supportando molto”.

A questo punto, il quadro inizia a chiarirsi: nel giro di qualche anno la collaborazione tra Nasa, SpaceX e Axiom renderà possibile trascorrere una prolungata vacanza a bordo della ISS (dopo aver affrontato anche il necessario addestramento). E chissà, se uno è davvero dotato di nervi saldi potrà magari cimentarsi in qualche attività extraveicolare, meglio note come passeggiate spaziali.

Non è tutto. Sempre SpaceX ha infatti in programma la missione DearMoon, che nel 2023 farà volare attorno alla Luna il miliardario giapponese Yusaku Maezawa a bordo dell’immenso Big Falcon Rocket. Non è dato sapere quanto Maezawa abbia pagato per essere la prima persona in oltre cinquant’anni a viaggiare attorno alla Luna (ma senza scendere sul satellite), si sa che invece potrebbero viaggiare con lui numerosi artisti, in modo da dare un “significato speciale” al suo viaggio.

Stando a quanto si legge su Space.com, “il volo durerà circa una settimana, Maezawa e i suoi amici artisti decolleranno a bordo di una navicella equipaggiata, si dirigeranno verso la Luna eseguendo un singolo passaggio attorno a essa e poi torneranno verso la Terra. Il profilo di questo viaggio ha molto in comune con la missione sulla Luna dell’Apollo 8, con la differenza che non entrerà nell’orbita lunare”.

Quali siano le prospettive di Musk si può intuire anche dal fatto che il Bfr può ospitare fino a un massimo di 100 persone, una capienza che – nei piani di SpaceX – servirà per dare il via alla colonizzazione di Marte. Ma per prenotare un viaggio di qualche mese diretti verso il Pianeta Rosso è decisamente troppo presto, visto che ancora nemmeno si sa se e quando riusciremo a raggiungerlo.

Riassumendo, già l’anno prossimo (se tutto andrà per il verso giusto) sarà possibile andare oltre l’orbita terrestre e sperimentare la gravità zero grazie ai voli organizzati da Virgin Galactic. Nel 2023 vedremo il primo turista viaggiare attorno alla Luna e forse già l’anno successivo inizieranno ad arrivare i primi ospiti paganti che alloggeranno nell’hotel collegato alla Stazione spaziale internazionale. Inoltre, si stima che nel 2030 questo settore potrebbe raggiungere i 3 miliardi di dollari.

Non tutti, però, sono affascinati quanto Elon Musk dalle vacanze extraorbitali: “Il turismo spaziale è uno spreco di risorse assolutamente non necessario da parte di un piccolissimo gruppo elitario di persone e società”, ha affermato per esempio Claudio Magliulo dell’organizzazione ambientalista 350.org. “È un’elaborata forma di evasione destinata all’1%”. Fino a oggi, inoltre, ci sono state ben poche analisi sull’impatto ambientale delle missioni spaziali, proprio perché di numero molto ridotto. Le cose potrebbero cambiare drasticamente se queste si moltiplicassero: “Il problema non è rappresentato dalle sole emissioni, un aumento dei lanci potrebbe anche danneggiare lo strato d’ozono che ci protegge dalle radiazioni solari”.

Il rischio, insomma, è che il turismo spaziale contribuisca ad aggravare una situazione ambientale già decisamente compromessa. A quel punto, altro che vacanza extralusso: viaggiare fin su Marte potrebbe essere l’unico modo per abbandonare la Terra.

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