Coronavirus, in Sardegna è l’anno zero del turismo

La maggior parte delle cancellazioni nel settore turistico in Sardegna si concentra nei mesi di aprile, maggio e giugno – con richieste di annullamento pari quasi al 100% – e si attenua per il periodo da luglio a ottobre.

Mentre, sul fronte lavoro, anche gli albergatori confermano i numeri emersi dall’ultimo rapporto Aspal – agenzia regionale del lavoro: il 72,6% degli imprenditori delle vacanza limiterà le assunzioni, il 55% in maniera drastica. Il numero dei posti di lavoro persi dipende dalle dimensioni aziendali delle imprese: nell’81,2% dei casi la riduzione arriva alle 10 unità lavorative in meno, per il 12% tra gli 11 e i 30 dipendenti in meno e per il 6,6% tra i 30 e i 50 posti di lavoro. E’ quanto emerge dall’analisi “Ricettività sarda & COVID 19: effetti e reazioni” commissionata da Federalberghi Sardegna e realizzata da Giacomo Del Chiappa, docente del Dipartimento di Scienze Economico Aziendali dell’Università di Sassari. La ricerca si basa sulle risposte a un questionario inviato a 300 operatori turistici isolani del settore alberghiero ed extra alberghiero nel periodo tra il 15 e il 30 marzo scorso. Nel dettaglio, nel mese di luglio le cancellazioni sono a zero per il 41% degli intervistati e ad agosto per oltre il 49%. Migliore la situazione per i mesi di fine stagione: a settembre il 64% degli intervistati non ha subito cancellazioni e a ottobre il 73%.

L‘analisi ha preso in considerazione anche le linee di azione già intraprese. Si fa quel che si può. Ad esempio spostare la prenotazione ad altre date, con sconto garantito su tariffe future. Qualcuno propone di convertire le somme già pagate in un voucher da utilizzare entro l’anno. E naturalmente Sc’è il rimborso dei pagamenti anticipati ricevuti, senza applicazioni di penali, ai clienti che chiedono la cancellazione delle prenotazioni per cause di forza maggiore. 

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