Storie di calcio – Maradona e la storia “inglese” del gol più bello del mondo

Storie di calcio – Il gol più bello del secolo fu “ideato” in Inghilterra. Diego Maradona lo “preparò” per buttare fuori proprio gli inglesi dal mondiale messicano qualche anno dopo

Fateci caso, ogni partita giocata all’Azteca aveva come componente necessario un sole che “illuminava” il prato. Lo rendeva più verde, più acceso. Era la luce naturale che entrava in quello stadio durante i mondiali, perché nessuna partita in quell’impianto, in una fase del mondiale, era mai stata giocata di sera. Nella finale contro l’italia del 1970, le maglie del Brasile apparivano di un colore oro ancora più brillante, più sfavillante.

Quello stadio vedrà il più forte calciatore di tutti i tempi sfrecciare sul prato verde e disegnare linee di azione inimmaginabili fino ad allora.

Premessa mondiale

Siamo nel 1986, in Messico. La fase finale dei mondiali “tricolor” consegnerà al calcio una generazione madridista di metà anni ’80 (Sanchìs, Mìchel, Martin Vasquez, Pardeza, Butragueño) e darà alla storia del calcio un certo Alex Ferguson (ci aggiungeranno un “Sir” poco dopo). Tra le nazionali partecipanti, vi erano l’Italia campione del mondo di Rossi e Tardelli, la Russia di Lobanovskiy, la Francia di Platini, l’Argentina che veniva etichettata, da critici, cronisti e sportivi, come la squadra di calcio nazionale più scarsa di sempre, e gli inglesi.

Gli “ideatori” del calcio

Il tabellone del mondiale messicano, ai quarti di finale, mise di fronte le nazionali di Argentina e Inghilterra.

Gli inglesi avevano la consuetudine, nell’anno successivo al mondiale, di ospitare i campioni del mondo in carica per disputare un’amichevole di prestigio.

“In fondo, se non batti gli inglesi che hanno inventato il gioco del pallone, sei campione a metà”.

Quella partita, quindi, iniziò ben sette anni prima, a Wembley: amichevole post mondiale tra l’Inghilterra e l’Argentina campione del mondo 1978. In quell’incontro, Diego Armando Maradona rubò la scena deliziando il pubblico presente con una serie di numeri di altissimo livello e sfiorando il gol dopo una giocata fantastica: ricevuta palla sulla trequarti avversaria, dopo una piroette, superò in slalom tre avversari e, sull’uscita del portiere inglese Clemence, concluse con un tocco morbido d’esterno sinistro sul secondo palo e…Fuori! La palla uscì di un niente (minuto 00:55 del video sottostante).

Il rimprovero e la rivincita mondiale

Al ritorno in Patria, Maradona venne “rimproverato” da suo fratello “El Turco” Hugo: «Diego, potevi scartare il portiere. Pensa che gol sarebbe stato!». Quella frase rimase nella mente e nei muscoli del giocatore. Sapeva che avrebbe avuto un’altra opportunità.

Città del Messico, 22 giugno 1986. L’Argentina si presentò a quella sfida con le maglie blu e i numeri argentati sulle spalle. Sotto quella luce “violenta” dell’Azteca, Maradona fece la storia e diede a quel 10 la gloria assoluta.

In quella partita ci fu: 1) l’idealizzazione de “La mano de Dios” perché non fu il pugno di Diego a mettere il pallone in rete, ma Dio! E lo fece perché l’Argentina avesse la sua “rivincita” dopo l’umiliazione delle Malvinas/Falkland, e 2) il gol ideato sette anni prima in terra inglese e finalizzato sul prato verde di quello stadio dalla luce accecante, sfolgorante, divina: il gol più bello della storia del calcio.

La luce dell’Azteca era ancora più accesa, quasi “celestiale”; oltre ai raggi del sole, c’era una luce che si “abbatteva” su quel 10 argento-scintillante della maglia blu argentina e che lo faceva grande, grandissimo, immenso. Ricevuta palla a centrocampo da Henrique (entrato nella storia per “l’assist” di 5 metri a Maradona a 70 metri dalla porta), Diego iniziò ad accarezzare quel pallone, a toccarlo un istante prima dell’intervento di un avversario, a puntare la porta di Shilton muovendosi a passi di tango fino al punto lasciato in sospeso sette anni prima. Superata tutta la linea difensiva, si ritrovò di nuovo a “tu per tu” col portiere, dallo stesso lato. ((Diego, potevi pure scartare il portiere)); finta di sinistro a far sedere Shilton e tocco di nuovo con l’interno del piede sinistro… Stavolta è Gol! IL GOL!

L’attaccante inglese Peter Beardsley: “Se fosse nato a Toronto, il Canada sarebbe arrivato in finale” 

«La tocca per Diego, ecco, ce l’ha Maradona. Lo marcano in due, tocca la palla Maradona, avanza sulla destra il genio del calcio mondiale. Può toccarla per Burruchaga, sempre Maradona. Genio, genio, genio, c’è, c’è, c’è… Gooool! Voglio piangere! Dio Santo! Viva il calcio! Golaaaaaazooo! Diegoooool, Maradona! C’è da piangere, scusatemi. Maradona in una corsa memorabile, la giocata migliore di tutti i tempi! Aquilone cosmico! Da che pianeta sei venuto, per lasciare lungo la strada così tanti inglesi? Perché il Paese sia un pugno chiuso che esulta per l’Argentina! Argentina 2, Inghilterra 0! Diegol Diegol, Diego Armando Maradona! Grazie Dio, per il calcio, per Maradona, per queste lacrime, per questa Argentina 2, Inghilterra 0».

 

 

 “Quando ho segnato il primo gol, con la mano, Dio mi ha fatto un dono. Al secondo, l’ho fatto io a Lui.”

Il Campione del Mondo

Sempre sotto quella meravigliosa luce dell’Azteca, Diego si sbarazzò, in semifinale, del Belgio del portiere Pfaff e del giovanissimo centrocampista Scifo, con un’altra doppietta: il primo gol di esterno sinistro a scavalcare, con una carezza morbidissima al pallone, il biondo riccioluto portiere belga in uscita; il secondo  fu un altro lampo di genio: il “diez” ricevette palla sulla trequarti avversaria e iniziò uno slalom saltando in corsa tre difensori belgi, entrò in area dal centro verso sinistra e batté ancora Pfaff con una palombella maligna sul palo più lontano. Delizie per gli occhi.

Fu Argentina-Germania, fu Maradona controllato in maniera opprimente dagli avversari, fu il 2-0 iniziale albiceleste, fu la rimonta dei “verdi” tedeschi: 2-2. A 5 minuti dal termine, fu di nuovo quella luce sublime, quasi angelica, a far brillare il numero 10 sulla maglia argentina: Diego era attorniato dai tedeschi nel cerchio di centrocampo e un raggio gli illuminò il campo e gli segnò la traccia per Burruchaga. Lancio geniale sulla corsa del 7 che realizzò, sull’uscita disperata di Schumacher, il gol del 3-2. Il mondiale è argentino, il mondiale è di Maradona!

Fateci caso, allora: ogni partita giocata all’Azteca aveva come componente necessario un sole che “illuminava” il campo. Il 29 giugno 1986 quel sole  lasciò che, ad abbagliare il prato, il mondiale e quel 10 argentato, sarebbe stato il più forte calciatore di ogni tempo: Diego Armando Maradona, “el rey de la copa del mundo”.

 

Antonio De Nigro

 

PER LEGGERE TUTTE LE NOTIZIE SUL NAPOLI CLICCA QUI

CONTENUTI EXTRA

Ecco l’app scelta dal governo per il tracciamento dei contagi da coronavirus

loading...

Lascia un commento