L’Antitrust vuole i falsi farmaci anti-coronavirus fuori dal web

Appello a Google, Apple, Yahoo, Mozilla, Duckduckgo, Italiaonline e Microsoft per rimuovere gli url di farmacie abusive online

(Photo illustration byJakub Porzycki/NurPhoto via Getty Images)

Un’indagine condotta dal Nucleo speciale antitrust della Guardia di Finanza ha scoperto una proliferazione di siti online, riconducibili a farmacie abusive, che online pubblicizzano e vendono prodotti che aiuterebbero a curare il coronavirus. Si tratta di 361 url, riconducibili ad altrettanti siti, collegamenti ipertestuali o banner che portano ad alcuni store online che, senza alcuna autorizzazione, distribuiscono questi medicinali “curativi”.

Delle vere e proprie truffe telematiche a cui l’Antitrust ha deciso di porre un freno chiedendo ai gestori dei principali browser (Google, Apple, Italiaonline, Microsoft , Yahoo, Mozilla, DuckDuckGo) di rimuovere questi indirizzi dai risultati del proprio motore di ricerca e di non indicizzarne i collegamenti. La richiesta non rappresenta un invito non vincolante. Nel caso in cui i motori di ricerca non dovessero agire così come richiesto dall’Antitrust incorrono in un illecito civile per cui è prevista una sanzione.

I precedenti dall’inizio dell’epidemia

Questo ultimo richiamo dell’Antitrust non è un caso isolato. L’emergenza sanitaria nel nostro paese, sin dall’inizio, si è tradotta online in truffe o prezzi esageratamente gonfiati, come nel caso delle mascherine o degli igienizzanti gel per le mani. L’ultima azione, in ordine di tempo, dell’Autorità garante – come ricorda nella stessa nota pubblicata sul proprio sito – è stata quella di chiedere “ai gestori di evitare la visualizzazione nei risultati di ricerca di pagine in cui venisse promossa illegalmente la vendita del farmaco Kaletra. Il medicinale, un generico antivirale, veniva venduto senza obbligo di ricetta alla cifra record 384 euro, per la confezione piccola,  o di 659 euro per quella grande. La pubblicità online che lo sponsorizzava come “l’unico rimedio di combattere il coronavirus”  venne considerata illegale, ingannevole e aggressiva nei confronti del consumatore. Allora tempestivo è stato l’intervento di Apple, Google e Italiaonline.

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