Il governo valuta l’ipotesi di riaperture per regioni dopo il 17 maggio 

Per ora si va avanti sulla strada indicata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte domenica nell’illustrazione del Dpcm. Sulle riaperture aumenta il pressing nella maggioranza – soprattutto da parte di Italia viva – affinché si acceleri ma nel governo prevale ancora la linea della massima cautela, anche perché sulla fase due l’obiettivo è quello di non ricalcare l’esempio della Germania, dove l’allentamento della stretta ha portato ad un nuovo aumento del contagio.

Tuttavia il governo, secondo quanto si apprende, sta valutando l’opportunità di procedere per ‘differenziazioni’. Dal 18 maggio, visto che le misure contenute nel Dpcm sono valide dal 4 al 17.

L’esecutivo – viene riferito – non ha ancora preso alcuna decisione in merito ma sul tavolo c’è l’ipotesi di valutare a secondo della curva epidemiologica che ci sarà nei vari territori. È un lavoro che il premier Conte potrebbe iniziare a partire già dal 4 maggio, monitorando giorno dopo giorno i dati che le regioni dovranno inviare secondo il piano prestabilito.

Ad oggi – questa la linea del governo – ci sono regole per tutti ed è fondamentale rispettarle. La situazione è in divenire, con il fermo convincimento del premier Conte che un ‘liberi tutti’ non sia possibile per ora.

L’obiettivo al momento è evitare il più possibile le fughe in avanti. Dipenderà, quindi, tutto dai contagi ma – spiega un ministro che finora ha portato avanti la strategia del ‘rigore’ – l’ipotesi delle ‘differenziazioni’ non va escluso a priori. Il ragionamento è semplice: se in una regione si arriverà ad una soglia minima di contagi la ‘fase due’ potrebbe anche non essere più ‘nazionale’.

Sempre rispettando – per esempio pure sul tema delle cerimonie religiose – tutte le norme sulla sicurezza. Domani il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, riunirà in video conferenza le regioni. Spiegherà che dal 18 maggio sarà possibile – se la situazione lo permetterà – cambiare schema. Anche il Pd ‘apre’ a questa prospettiva. “Se esperimenti vanno iniziati, penso sia ragionevole avvengano in regioni che hanno un indice di contagio piu’ basso”, ha spiegato il vicesegretario del Pd Orlando. Sulla stessa lunghezza d’onda pure Italia viva.

I criteri alla base di ogni valutazione saranno le “soglie sentinella” di cui ha parlato Conte. “Lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”, è stato del resto l’avvertimento dei tecnici del comitato tecnico-scientifico. Con una riapertura totale – hanno spiegato gli esperti – si arriverebbe ad un totale di 151mila malati in terapia intensiva. Troppi.

Se R0 è uguale a uno, significa che una persona ne contagia una. L’obiettivo è tenere questo parametro sotto l’uno, altrimenti ci saranno dei ‘lockdown’ selettivi, ovvero si procederà a nuove zone rosse per limitare eventuali focolai. Nei prossimi giorni verranno anche chiariti alcuni punti rimasti poco chiari. Innanzitutto sulle celebrazioni religiose. Difficile dal 4 maggio, molto probabilmente la settimana successiva potrebbero essere celebrate le messe.

Magari all’aperto. Il governo è in contatto con la Cei per un protocollo di sicurezza. Si tornerà anche a parlare dell’App Immuni, “sarà pronta quanto prima solo su base volontaria. E saranno importantissimi i vari test, sia il tampone sia quelli seriologici”, ha spiegato oggi il premier che non nasconde i timori (“Il ritorno del contagio è molto concreto”) e attende quindi i ‘report’ degli scienziati prima di poter modificare la direzione di marcia.

“Se la situazione della curva dei contagi rimarrà sotto controllo continueremo a fare passi significativi. Sono il primo a voler allentare le misure, però per adesso dobbiamo ancor procedere cosi'”, ha osservato oggi il presidente del Consiglio. Il numero dei decessi resta sempre alto (oggi 382) anche se rallentano i contagi. Nel frattempo la commissione guidata da Colao ha cominciato a lavorare sul dossier legato al turismo.

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