Bonafede apre alle opposizioni sulla riforma del Csm

Anche nella maggioranza c’e’ chi sottolinea che “è cominciato un nuovo corso” sulla giustizia. Il Guardasigilli Alfonso Bonafede, superato l’ostacolo delle mozioni di sfiducia, il caso delle scarcerazioni dei boss (sul quale si registra ancora qualche malessere soprattutto tra alcuni esponenti M5s al Senato) e la ‘querelle’ con Di Matteo, accelera sulla riforma del Csm. Il nuovo testo – sul quale c’era già l’accordo in epoca pre-coronavirus nella maggioranza (fine del collegio unico nazionale, ci saranno trenta collegi per le elezioni dei componenti ed è stata accantonata pure l’idea del sorteggio) sarà in Consiglio dei ministri la prossima settimana.

Si tratta di un disegno di legge che – questo l’auspicio del ministro ripetuto anche durante il vertice con gli ‘sherpa’ della maggioranza – dovrà essere “il più condiviso possibile”. Ed ecco quindi che il Guardasigilli ha intenzione, secondo quanto riferiscono fonti che hanno partecipato all’incontro in via Arenula, di confrontarsi con l’opposizione ma anche con gli altri attori interessati, ovvero le toghe, la Corte costituzionale e gli altri organi che potranno intervenire per fornire dei suggerimenti.

Il piano non è ancora definito nei dettagli. Il Pd, per esempio, ha proposto – sempre secondo quanto viene riferito – l’idea di una sorta di comitati di saggi, ovvero personalità alla Zagrebelsky e alla Nordio, che possano essere d’apporto – senza avere alcun interesse personale – al Csm sulla questione ‘morale’ e sull’azione disciplinare. Il progetto però dovrà superare alcuni ‘nodi’ tecnici, visto che le azioni disciplinari hanno il valore di sentenze e possono essere comminate solo da magistrati.

Le mosse dei renziani

In ogni caso sulla bozza del testo, spiegano altre fonti, si è registrato una convergenza anche da parte di Italia viva. Restano i sospetti da parte di alcuni ‘big’ del Pd e del Movimento 5 stelle sulle mosse dei renziani. La mossa di martedì sulla vicenda ‘Open arms’ (Iv non ha partecipato al voto in Giunta) ha peggiorato i rapporti soprattutto con i dem, tanto che fonti parlamentari parlano di accordi difficili anche sul fronte delle prossime elezioni regionali. Con la Lega che incalza Renzi: “Come fanno a fare una cosa in Giunta e poi a sovvertire la loro decisione nell’Aula? Perderebbero la faccia”, spiega un ‘big’ lumbard.

E poi c’è Forza Italia che si aspetta una sponda sul tema della separazione delle carriere (gli azzurri con Costa hanno chiesto la calendarizzazione in Aula della legge di iniziativa popolare) e della riforma della prescrizione, visto che al Senato Forza Italia – secondo quanto apprende l’AGI – ha depositato degli emendamenti al dl Giustizia, riproponendo il ‘Lodo Annibali’ che punta allo stop della riforma della prescrizione fino a quando non ci sarà il via libera alla riforma del processo penale.

Le direttrici della riforma

Ma ora i fari sono puntati sulla riforma del Csm. Il Guardasigilli ha indicato tre direttrici: “Oggettivi criteri meritocratici per gli incarichi, un meccanismo elettivo del Csm che sfugga alle logiche correntizie e il blocco delle cosiddette porte girevoli” fra politica e magistratura”. In un momento in cui la magistratura si sente sotto attacco l’obiettivo è garantire trasparenza andando a colpire “le degenerazioni del correntismo”, come ha sottolineato il sottosegretario Giorgis, ma senza ledere l’autonomia delle toghe.

Del resto il vice presidente del Csm, Ermini, ha spiegato che l’organo di autogoverno della magistratura non intende sottrarsi a patto che si sgombri il campo da qualsiasi proposta – avanzata da Lega e Fdi – di scioglimento. A chiedere che venga reciso il cordone tra magistratura e politica è anche il dimissionario presidente dell’Anm, Poniz. Bonafede in ogni caso ha indicato i ‘paletti’ della riforma: “non si tratta di norme punitive” ma “chi sceglie di entrare in politica deve essere consapevole che non potrà tornare a fare il magistrato”. Una riforma portata avanti anche “per tutelare proprio la stragrande maggioranza dei magistrati che non merita di essere trascinata, come sta avvenendo, nelle squallide paludi delle polemiche”.

Sono previste “norme stringenti che impediscono al magistrato di tornare al ruolo dopo aver ricoperto cariche elettive anche a livello territoriale, almeno per un po’ di tempo” e “verrà evitata l’attribuzione di vantaggi di carriera o di ricollocamento in ruolo per i consiglieri che hanno cessato di far parte del Consiglio, precludendo, anche in questo caso, per un determinato periodo la possibilità che abbiano accesso a incarichi direttivi o semidirettivi o che possano essere nuovamente collocati fuori ruolo”.

Insomma “Il progetto di riforma del Consiglio Superiore della Magistratura e dell’ordinamento giudiziario non può più attendere” considerato che “la magistratura del nostro Paese è stata investita, da un anno a questa parte, da un vero e proprio terremoto”.

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