Il ministero del Lavoro ha bocciato il contratto dei rider del food delivery

Una lettera inviata alla sigla delle piattaforme di food delivery contesta i contenuti dell’accordo raggiunto il 15 settembre e presentato come il primo contratto nazionale del settore in Europa

(foto: Nicolò Campo/LightRocket via Getty Images)

Il ministero del Lavoro dice no al nuovo contratto per i fattorini delle piattaforme di food delivery, firmato dalla federazione delle app Assodelivery e dal sindacato Ugl. Una lettera inviata al presidente dell’associazione delle piattaforme e numero uno di Deliveroo in Italia, Matteo Sarzana, contesta i contenuti dell’accordo raggiunto il 15 settembre e presentato come il primo contratto nazionale del settore in Europa.

I quattro punti sotto osservazione

Sono tre i problemi che l’ufficio legislativo del ministero riconosce, stando al testo che Wired ha potuto consultare. Primo: la questione della retribuzione. Il contratto riconosce 10 euro lordi all’ora di minimo per una o più consegne, sulla base dei parametri stabiliti dalle app. Secondo il ministero, “le due clausole contrattuali, derogando al criterio legale, paiono commisurare il compenso del rider alle consegne effettuate, senza garantire un minimo orario”. Una situazione che, dopo il Jobs Act, per il ministero del Lavoro si profila come fuorilegge. Specie se a firmare il contratto non siano i sindacati “comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale”.

E qui veniamo al secondo problema, ossia la scelta di Assodelivery e Ugl di sorpassare a destra la negoziazione sul contratto dei rider riaperta al ministero del Lavoro lo scorso 3 agosto. L’associazione ha sempre nicchiato quando si è trovata al tavolo, reputando che i sindacati confederali – Cgil, Cisl e Uil – e le sigle autonome territoriali – come Deliverance Milano o Riders Union Bologna – non fossero abbastanza diffusi tra i fattorini. Di contro, lo sarebbe l’Ugl, che dichiara un migliaio di iscritti. Il sindacato eredita gli associati dall’Anar, associazione autonoma dei fattorini da sempre vicina alle istanze delle piattaforme (attraverso l’iscrizione all’Ugl rider). Il ministero contesta perciò la scelta dell’Ugl, perché la comparazione va fatta su base nazionale e perché bisogna che l’accordo sia sottoscritto “dalle organizzazioni sindacali“, sottolineando il plurale. Insomma, Assodelivery non può scegliere il sindacato che preferisce per concludere l’accordo.

Il terzo problema riguarda l’assenza di garanzie minime, che riconducono il compenso alle sole consegne effettuate. Ovvero un cottimo, che il ministero vuole eliminare. Quarto problema è la qualificazione di lavoratori autonomi, prevista dal contratto. Proprio la corte di Cassazione aveva affondato questa situazione, dopo aver chiuso il processo tra cinque fattorini e l’ex piattaforma di consegne Foodora (acquisita da Glovo), prescrivendo di riconoscere ai rider gli stessi trattamenti dei dipendenti.

La questione del compenso

Uno dei temi che ha fatto più discutere è il pagamento della prestazione. Wired ha potuto consultare il contratto di Assodelivery e Ugl. All’articolo 10 (uno dei due nel mirino del ministero del Lavoro) si legge che “si concorda che il rider riceverà compensi in base alle consegne effettuate, ferma la possibilità per le parti di determinare compensi in base a parametri ulteriori“. Non il minimo orario richiesto dal ministero, che lo sottolinea. Tant’è che al successivo articolo 11 si specifica che “le parti concordano che al rider sia riconosciuto un compenso minimo per una o più consegne, determinato sulla base del tempo stimato per l’effettuazione delle stesse“.

Inoltre, a dispetto da quanto comunicato inizialmente, le indennità integrative per lavoro notturno (da mezzanotte alle 7), festività (e non giorni festivi, quindi il weekend conta come il resto della settimana) e meteo avverso (da contratto, pioggia sopra i 2 millimetri o neve), ovvero 10%-15%-20% in più, non dipendono dal tipo di situazione in cui il fattorino occorre, ma dalla concomitanza di una o più circostanze. Per arrivare al 20%, insomma, bisogna lavorare di notte, durante una festività e con Giove pluvio contro. L’incentivo per nuove città o nuove zone, invece, consiste in un compenso di 7 euro equivalente a una consegna della durata di 42 minuti, se non si ricevono ordini durante per un’ora. Mentre il premio di risultato di 600 euro ogni duemila consegne ha un tetto annuale: 1.500 euro massimo per ogni piattaforma.

Lo sbarco in Europa

Insomma, il ministero non ha preso bene lo sgambetto di Assodelivery, di cui fanno parte Deliveroo, Just Eat, Uber Eats, Glovo e Social food, che ha concluso in gran segreto il suo contratto con il sindacato che si è scelta. E la chiusura della lettera lascia intendere che è consigliata un’immediata inversione a U, per ritornare al tavolo con tutte le parti, già convocato per il 23 settembre.

Il tempo stringe. Il decreto legge 101 del 2019 ordina di giungere a un contratto nazionale entro la fine di ottobre. Oltre quella scadenza, sarebbe toccato al dicastero guidato da Nunzia Catalfo applicare un minimo orario, basato su quello del settore più affine (a detta di tutti, la logistica) e aumentato del 10% se si lavora di notte, nei festivi o in condizioni meteo avverse.

Il contratto, che Wired ha potuto consultare, presenta anche una traduzione in inglese. A quanto si apprende, l’idea di Assodelivery sarebbe di presentare questo accordo alla Commissione europea come buona pratica per orientare il giudizio di Bruxelles a queste formule per la regolazione della gig economy. Ma, dopo l’intervento del ministero, i minacciati ricorsi dei sindacati confederali e la sentenza della Cassazione, il contratto di Assodelivery potrebbe non andare troppo lontano.

[articolo aggiornato alle ore 16:40 del 17/09/2020]

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