Troppo potere dai dati: l’Antitrust indaga Google per il predominio nella pubblicità online

Istruttoria del garante della concorrenza sul gigante del web. Nel mirino la raccolta massiccia di informazioni per annunci pubblicitari mirati

Google
(Foto: Getty Images)

Google è di nuovo nel mirino dell’Antitrust italiana per abuso di posizione dominante. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto un’istruttoria contestando a Big G la sua posizione anticoncorrenziale nel mercato del digital advertising, in particolare approfittando dell’enorme mole di dati di cui dispone attraverso il suo ruolo monopolistico per quanto riguarda il settore delle ricerche online e dell’acquisizione di dati.

Secondo l’Authority, Google avrebbe violato l’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea in merito alla disponibilità e l’utilizzo di dati nelle campagne pubblicitarie di display advertising, ossia quegli spazi che editori e proprietari di siti web destinano ai contenuti pubblicitari.

Si tratta di bannerfinestre pop-up e cookies che il colosso di Mountain View utilizza per acquisire i dati degli utenti che vengono poi impiegati per la profilazione e quindi per la definizione di pubblicità sempre più personalizzate. In questo modo, Agcm sostiene che Google abbia messo a punto un “sistema discriminatorio” che impedisce ai concorrenti di avere accesso a quegli stessi dati per competere all’interno del mercato della pubblicità online. E quello su un maggiore scambio di dati tra piattaforme che concorrono nello stesso settore di mercato è anche uno dei principali rilievi fatti proprio dall’Antitrust europea nell’ambito delle indagini sull’atteggiamento monopolistico dei colossi tecnologici.

Inoltre, in base a quanto rilevato dal Garante italiano, la società si sarebbe rifiutata di fornire chiavi di decriptazione dell’Id Google e avrebbe impedito a terze parti di utilizzare pixel di tracciamento necessari nel sistema del digital advertising proprio per arrivare alla definizione di messaggi pubblicitari sempre più mirati. E la posizione dominante di Google in questo settore è certamente avvantaggiata dalla massima diffusione del suo sistema operativo Android e del suo browser Chrome, oltre ad altri servizi di tracciamento della navigazione, sottolinea ancora Agcm.

Nel complesso, quello della raccolta pubblicitaria online è la seconda fonte di ricavi per il comparto dei media, e rappresenta un mercato che in Italia ha prodotto nel 2019 un giro d’affari di oltre 3,3 miliardi di euro. Il solo settore del display advertising, peraltro, ha prodotto un fatturato complessivo di 1,2 miliardi di euro. La posizione quasi monopolistica di Google rappresenta in questo settore una grande minaccia alla sopravvivenza di altre aziende concorrenti che non possono contare sui vantaggi tecnologici dell’azienda statunitense.

Questa nuova istruttoria, inoltre, arriva a una settimana di distanza da una multa di 100mila euro che sempre l’Autorità garante ha comminato a Google ancora nel settore della pubblicità, questa volta per aver promosso un sito internet di gioco d’azzardo e scommesse con vincite in denaro, in violazione della norma contenuta nel decreto Dignità che vieta simili pubblicità sia in modo diretto sia in modo indiretto.

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