Attenti all’acufene, la pandemia peggiora i sintomi, e a volte li scatena

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La pandemia Covid-19 minaccia tanto la salute fisica, quanto quella mentale. Perché non c’è solo la paura di prendere il virus: con la perdita del lavoro, il distanziamento sociale e le preoccupazioni per il futuro crescono i disturbi associati a ansia e depressione. Una ricerca svolta nel Regno Unito su più di 3000 persone – mostra che il coronavirus, insieme alle misure messe in atto per contrastarlo, ha mediamente peggiorato i sintomi dell’acufene, specialmente tra coloro che hanno contratto il Covid o hanno sperimentato ansia e solitudine durante il lockdown.

Ma per alcuni, una piccola percentuale degli intervistati, l’infezione da Sars-Cov-2 sarebbe stata la causa scatenante dell’acufene, che sarebbe comparso solo dopo l’insorgenza dei sintomi. I disturbi dell’udito – suggeriscono gli autori della ricerca pubblicata su Frontiers in Publich Health, potrebbero rientrare tra le complicanze a lungo termine della Covid-19, che permangono anche mesi dopo l’infezione.

Acufeni, stress e Covid-19

L’acufene è una condizione piuttosto comune, che interessa il 12-30% della popolazione adulta. Si manifesta con la percezione di fischi, ronzii, fruscii e rumori nell’orecchio o nella testa, in assenza di fonti sonore esterne. Può durare mesi o anni, sparire e ricomparire, spesso durante periodi di forte stress. Condizioni collaterali comuni sono infatti ansia, depressione, insonnia, panico e psicosi.


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Numerosi studi hanno associato la pandemia Covid-19 a stress, ansia, depressione, paura del contagio e insonnia, sia tra gli operatori sanitari sia nella popolazione generale. La profonda incertezza e le restrizioni sociali hanno spesso esacerbato sintomi preesistenti nei soggetti più vulnerabili.

L’acufene prima e dopo la pandemia

La ricerca ha fotografato l’impatto della pandemia sulla vita delle persone affette da acufene somministrando un questionario a oltre tre mila persone in 48 paesi – la maggior parte dal Nord America (49%) e dall’Europa (47%– In tutto 47 domande a risposta chiusa e tre a risposta aperta per scoprire.

Dallo studio è emerso che 95 persone, quasi la metà di chi aveva manifestato i sintomi della Covid-19  – circa l’8% del campione totale – aveva sperimentato un simultaneo peggioramento dell’acufene. “Ero troppo malato per accorgermene in quel momento, ma l’acufene è decisamente molto peggiorato ora che sto abbastanza meglio da notarlo“, ha scritto nel questionario una donna di 55 anni del Regno Unito. Per il 54%, invece, l’acufene è rimasto stabile e per il 6% è addirittura migliorato: “Concentrarmi sulla guarigione ha messo il problema degli acufeni in secondo piano”, spiega un uomo di 48 anni degli USA.

In generale, la pandemia ha comunque reso l’acufene più “fastidioso” per il 32% degli intervistati, in particolare tra le donne e nella fascia di età sotto i 50 anni. Durante la pandemia, inoltre, l’acufene è stato giudicato più frequentemente “molto” (24%) o “estremamente” (13%) fastidioso rispetto al periodo precedente (17% e 7%).

Lo stress da lockdown che peggiora l’acufene

La ricerc ha indagato anche le possibili cause dell’esacerbazione degli acufeni, come i cambiamenti nello stile di vita e nelle interazioni sociali, gli ambienti domestici troppo rumorosi, il minore esercizio fisico e il maggior consumo di caffè o alcolici

Nel questionario veniva chiesto ai soggetti se avevano notato correlazioni tra il disturbo e alcuni cambiamenti imposti dalla pandemia, come il distanziamento sociale, il cambiamento nello stile di vita o nello stato emotivo. L’acufene, ad esempio, è stato giudicato più fastidioso di prima da chi, durante la pandemia, ha sperimentato la solitudine – circa il 58% degli intervistati: “Così tanto tempo da sola mi ha solo reso più consapevole dell’acufene“, ha scritto una over 70 negli USA, “Noto di più il mio acufene perché sono bloccata in casa mia tutta sola senza nessuno con cui parlare“, riferisce una donna di 45 anni che vive negli Usa.

Il 46% dei partecipanti ha ammesso di fare meno esercizio fisico e di consumare più caffè e alcol – cambiamenti che sono stati correlati a un peggioramento degli acufeni. Infine, chi ha sofferto di ansia, depressione, irritabilità e disturbi del sonno ha anche giudicato mediamente più fastidioso l’acufene durante la pandemia. Come fonte di stress, oltre alla paura del virus, l’isolamento domiciliare, ambienti domestici troppo rumorosi o troppo silenziosi, preoccupazioni di natura finanziaria e persino il lavoro da casa o la didattica a distanza, spesso giudicati più stressanti di quelli in sede.

Acufene sintomo della “Long Covid”?

Una decina di partecipanti ha dichiarato che l’acufene e la perdita dell’udito sono comparsi solo dopo l’infezione da Covid-19. I a problemi a carico dell’apparato uditivo potrebbero dunque essere uno dei sintomi della “Long Covid” o “sindrome post-Covid-19“, che si verifica quando i pazienti, soprattutto nei casi più gravi, sperimentano sintomi anche per mesi dopo la guarigione, come stanchezza, affanno e dolori.


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In effetti, ad ora le prove di un legame tra la Covid e insorgenza degli acufeni sono aneddotiche e basate su un piccolo numero di persone, ma i ricercatori raccomandano di monitorare gli ex pazienti Covid per i problemi dell’udito, che potrebbero verificarsi specialmente nei soggetti più fragili e isolati e con problemi di insonnia.

Lo studio, come dichiarato dagli autori stessi, ha anche altri limiti: la struttura del questionario non è completamente standardizzata e il campione preso in considerazione non è del tutto rappresentativo, con la maggior parte dei partecipanti proveniente da Stati Uniti o Regno Unito. Le conclusioni, inoltre, sono basate unicamente sulle risposte al questionario, e non su una valutazione clinica dei pazienti. Mancano anche dati sul tipo di acufene, come l’intensità e il numero di suoni percepiti.

La presa in carico del paziente

Quel che è certo, sottolineano gli autori, è che la pandemia ha avuto un impatto negativo sulle vite di molte persone che soffrono di acufeni. Ma fino a che il virus continuerà a circolare, i sistemi sanitari sovraccaricati dai pazienti affetti da Covid potrebbero non garantire cure adeguate per patologie – come l’acufene – che non rappresentano un’emergenza o una minaccia per la vita. Ma a questo proposito, la posizione dei ricercatori è chiara: “Un trattamento inadeguato dell’acufene nelle prime fasi spesso porta a casi molto peggiori e un acufene grave può avere un enorme impatto sulla salute mentale” – spiega David Stockdale, amministratore delegato della British Tinnitus Association e co-autore dello studio – “con la seconda ondata di Covid-19, il sistema sanitario deve garantire che chiunque sviluppi l’acufene o sperimenti un peggioramento dei sintomi possa accedere al supporto professionale di cui ha bisogno il più rapidamente possibile”.

Fonte: Frontiers in Public Health

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