L’emergenza Covid-19 non ha fermato i prestiti in crowdfunding

Nel 2020 il volume totale della raccolta su piattaforme italiane è cresciuto complessivamente del 75% rispetto all’anno precedente, arrivando al nuovo record di circa 333 milioni di euro

Equity Crowdfunding
(Foto: Shutterstock)

La pandemia non ha fermato il mercato del crowdfunding in Italia.
Anzi, nel 2020 il volume totale della raccolta su piattaforme italiane è cresciuto complessivamente del 75% rispetto all’anno precedente, arrivando al nuovo record di circa 333 milioni di euro (la crescita media annuale 2015-2020 è stata del 66%). I dati arrivano dal report annuale di Starteed, ormai da anni un punto di riferimento per misurare lo stato di salute del settore. Un settore nel quale il lending crowdfunding, cioè prestiti per la realizzazione di progetti, continua a fare la parte del leone con un valore nel 2020 di 180 milioni, oltre il 50% dell’intero mercato.

Ma a prendersi la scena quest’anno è l’equity crowdfunding – ossia l’investimento in capitale di rischio – che ha raccolto circa 122 milioni di euro, con una crescita del 95%. Nonostante l’incertezza determinata da Covid-19. Un risultato che porta l’equity crowdfunding italiano ad avvicinare – per volumi – quello inglese, in assoluto il mercato più maturo e rilevante in Europa. Attualmente l’equity italiano vale circa un terzo di quello inglese, arrivato a circa 322 milioni nel 2020. La distanza è ancora tanta, ma pochi anni fa l’Italia valeva solo un decimo dell’Inghilterra. La tendenza, quindi, è incoraggiante.

Il fattore X

Ma qual è stato il segreto dell’equity crowdfunding nel 2020? La crescita del settore immobiliare, che ha visto gli investimenti salire del 77%, ha giocato un ruolo determinante (in questo segmento la principale piattaforma specializzata è Walliance). Così come hanno pesato alcune campagne milionarie che hanno avuto come protagonisti veicoli d’investimento, cioè società che raccolgono fondi per investire in altre società. In questo caso, il record 2020 è andato alla campagna di Fin-Novia, che sul portale Backtowork24 ha raccolto la notevole cifra di oltre 7,6 milioni di euro. Segue un altro veicolo d’investimento, Redfish Longterm Capital, che su Opstart ha superato i 6 milioni di raccolta.

Gli altri numeri

Continuando a scavare nei dati del report Starteed, emergono altri trend interessanti. Per esempio, il lending crowdfunding ha messo a segno la seconda migliore crescita annuale mai registrata dal 2015 ad oggi (+75%). In questo settore BorsadelCredito.it è il principale player, rappresentando da solo il 42% dei 179 milioni di euro raccolti lo scorso anno. Un risultato che fa ben capire quanto il tessuto produttivo italiano sia a caccia di canali di finanziamento alternativi (o integrativi) rispetto a quelli bancari tradizionali.

Inoltre, è chiaro come il settore del reward&donation crowdfunding (+38%) si sia spostato verso le donazioni, rispondendo all’emergenza sanitaria nella quale l’Italia si trova da marzo scorso. Scorrendo la classifica delle prime 5 piattaforme italiane, la prima per raccolta 2020 risulta essere ForFunding, un progetto di Intesa Sanpaolo a sostegno di cause benefiche e associazioni no-profit. ForFunding ha raccolto 9,7 milioni lo scorso anno, un risultato più che triplo rispetto a quanto fatto fino all’anno precedente. Discorso simile per la terza classificata, Kendoo, piattaforma nata nel 2018 per ospitare progetti solidali principalmente locali. La piattaforma ha raccolto oltre 3,5 milioni di euro nel 2020, praticamente quasi tutti grazie alla campagna Abitare la cura.

Insomma, guardando i dati 2020, il crowdfunding italiano gode di ottima salute e lo scorso anno ha continuato la sua ormai quinquennale crescita a doppia cifra. In attesa di vedere cosa porterà il 2021, a partire dagli effetti del mercato unico europeo del crowdfunding. “Credo ci sarà un notevole cambiamento tra le piattaforme italiane nei prossimi mesi – prevede Claudio Bedino, co-fondatore di Starteed e anche di Oval Money –. Il mercato unico imporrà operazioni di consolidamento e l’aggregazione tra diverse piattaforme, così come una spinta verso l’internazionalizzazione. Attualmente molte piattaforme italiane sono troppo piccole per competere in Europa. Mentre all’estero sono iniziate le grandi manovre, come la recente fusione tra Seedrs e Crowdcube, che insieme rappresentano il 95% dell’equity crowdfunding in Inghilterra”.

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