Sui social la partita dei sottosegretari non scalda i cuori

AGI – La partita delle nomine dei sottosegretari del governo presieduto da Mario Draghi si è conclusa dopo una delicata negoziazione, per dare rappresentanza alle forze parlamentari che sostengono l’esecutivo: sono in tutto 39, di cui 19 donne e 20 uomini. Al Movimento 5 stelle ne vanno 11, alla Lega 9, al Pd e a Fi 6 ciascuno, 2 a Italia Viva, uno a Leu, uno a Noi con l’Italia, uno a +Europa, uno a Centro democratico.

Unitamente alle nomine resta alta l’attenzione sui principali temi sui quali l’esecutivo è impegnato: recovery plan e vaccinazioni. Quella delle nomine è un tema che ottiene scarso apprezzamento da parte dell’audience, la discussione in rete che in questi giorni ha accompagnato le indiscrezioni sui nomi dei ministri e sottosegretari, è caratterizzata da un sentiment nettamente negativo al 90%, con livelli di emozioni come disapprovazione e rabbia, vicini all’80%.

E tra tutti quelli nominati ve ne sono alcuni sui quali le conversazioni sono particolarmente voluminose, come conferma il grafico, sebbene con livelli di gradimento abbastanza differenti tra loro.

Per esempio il prefetto Franco Gabrielli che ha assunto il ruolo di sottosegretario delegato del presidente del Consiglio per i servizi di informazione e sicurezza, ottiene il livello di apprezzamento più basso (10%).

Lucia Bergonzoni esponente della Lega, nominata sottosegretario alla Cultura, invece, raggiunge il maggior gradimento rispetto ai colleghi selezionati, nonostante proprio in queste ore sui social circolino ironia e molti meme, con riferimento a una sua frase che fece molto discutere: “Non leggo libri da tre anni, l’ultimo è stato Il Castello di Kafka…”.        

Proprio il totonomine che dura da oltre due settimane, ha occupato gran parte delle conversazioni monitorate sui social, alternando ministri e sottosegretari, al punto da spostare l’attenzione da quelli che invece sono gli obiettivi prioritari del governo Draghi: piano vaccinale e recovery plan.

Sebbene con l’avanzare del numero dei contagi e le possibili variazioni cromatiche delle regioni con le relative nuove chiusure, negli ultimi giorni la discussione è fortemente centrata proprio sui vaccini, mentre la definizione del recovery plan e quindi dell’allocazione delle risorse, in quest’ultima settimana ha subìto un forte ridimensionamento, al punto da non rientrare più tra i temi mainstream.

Proprio sui vaccini Matteo Salvini ha impostato parte della sua comunicazione settimanale, stimolando il governo del quale fa parte, chiedendo un “cambio di passo”. Lo stesso cambio di passo che invece Nicola Zingaretti del Partito Democratico, annuncia per la regione Lazio. Sulla sanità in queste ore si sta stringendo il focus di tutte le forze politiche.

Mentre Giorgia Meloni sposta l’attenzione sulle conseguenze economiche della pandemia e della gestione delle chiusure, il Ministro della Sanità Roberto Speranza, solitamente molto misurato e poco assiduo nella comunicazione online, insiste sulla democraticità del piano vaccinale, “un diritto di tutti e non un privilegio di pochi”.

Forza Italia incalza l’Unione Europea, mentre si sta imponendo la discussione sulla possibilità di produrre vaccini nel nostro paese.

Perciò la discussione sul covid genera diversi topic e interpretazioni, a seconda della forza politica che ne discute e delle diverse sensibilità in campo.   

Ad aver capito benissimo l’importanza della comunicazione online e dalla relazione disintermediata con cittadini ed elettori, oltre a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, troviamo anche Stefano Bonaccini che negli ultimi sette giorni, solo su Twitter, ha pubblicato 20 contenuti, trasversalmente su diversi temi.

Anche in questo caso è il covid l’oggetto principale della discussione, così come per Zingaretti anche il governatore dell’Emilia-Romagna sottolinea l’importanza, e i risultati ottenuti fino ad ora, dalla campagna vaccinale nella sua regione.

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