La spiegazione dei monopoli di stato sul blocco di Medium in Italia spiega poco o nulla

L’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha risposto a Wired sull’oscuramento del social network con una serie di inesattezze: non è vero che il blocco riguarda solo alcune pagine della piattaforma, per cominciare

Quindici giorni: tanto ha dato l’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm) a Medium, social network da cento milioni di utenti attivi al mese, per rimuovere un unico contenuto – il profilo @casinoduende – ritenuto colpevole di aver promosso il gioco d’azzardo sulla piattaforma. Il 2 marzo l’Adm aveva inserito l’indirizzo medium.com nella lista dei siti sottoposti a inibizione: per effetto di questa decisione, i provider di internet (Isp) hanno automaticamente offuscato l’accesso al portale da parte di tutti gli utenti connessi dall’Italia. Di fatto, parliamo della censura di un pezzo di internet, disposta con il solo inserimento di un indirizzo all’interno di una lista consultata automaticamente dagli Isp. 

“Si evidenzia che l’offuscamento non riguarda la piattaforma Medium, bensì alcuni banner presenti, contenenti offerta, in assenza di autorizzazione, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi pronostici con vincite in denaro o pubblicità diretta o indiretta dei medesimi prodotti”: così Adm ha risposto a una richiesta di Wired, solo dopo la pubblicazione del primo articolo sulla vicenda. Tuttavia, al contrario di quanto dichiarato, l’indirizzo inserito sulla lista dei siti da inibire è proprio medium.com (lo testimonia una copia d’archivio della pagina risalente al pomeriggio del 2 marzo) e non una sottopagina, né uno specifico contenuto.

Nella nota Adm prosegue precisando che “difatti, la legge mette a disposizione di medium.com, che risulta tuttora raggiungibile, 15 giorni per rimuovere detti annunci”. Ma anche questa affermazione è facilmente smentibile: mentre scriviamo, nella sera del 3 marzo il social network è ancora irraggiungibile dagli utenti che usano Fastweb e Wind, per effetto dell’inserimento del dominio medium.com nella lista dei siti inibiti, che vengono automaticamente acquisiti dagli Isp. In aggiunta, Wired ha ottenuto la lettera inviata dall’agenzia a Medium e, in copia, ai principali Isp italiani, e questa è datata 3 marzo 2021: dunque l’avviso con il quale si concedono al social network 15 giorni per rimuovere un unico contenuto contestato arriva all’indomani dell’offuscamento del sito e solamente dopo un giorno di proteste sui social (gli altri, ovviamente) contro la decisione.

Rimane ancora poco chiaro se la decisione di offuscare Medium sia stata presa in seguito a una segnalazione o a una decisione dei dirigenti di Adm. Non risulta che l’agenzia disponga di software automatici per l’individuazione di contenuti incompatibili con la normativa per la prevenzione del gioco d’azzardo, che potrebbero far ipotizzare la compresenza di un problema tecnico. 

Metti la cera, togli la cera: censura un sito tra i più noti del web, rimuovi la censura con altrettanta semplicità. Senza controlli umani e doppie verifiche, il caso Medium costituisce l’ennesimo episodio di leggerezza burocratica con il quale – a causa delle leggi italiane – anche un impiegato stanco e poco interessato alla faccenda può spegnere un pezzo di internet senza subire alcuna conseguenza. Oggi Medium, domani cosa?

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