La strana storia dell’uomo con 3 green pass

Come un giornalista di Wired si è trovato ad avere, contemporaneamente, tre certificazioni verdi Covid-19EU

(foto: Getty Images)

“Favorisca il green pass, per favore”. “Ma certo, quale preferisce? Il Qr code numero uno, il numero due o il numero tre?”. Da oggi chi vi scrive si trova nella strana condizione di poter esibire tre Certificazioni verdi Covid-19 (o Eu digital Covid certificate) differenti, tutte perfettamente valide e funzionanti. Come è potuto succedere?

Andiamo con ordine. Il 6 luglio scorso ricevo la seconda dose di vaccino Pfizer, ragion per cui, con gran puntualità, il giorno dopo, via sms, mi arriva il codice del primo green pass, valido per 9 mesi. Nemmeno il tempo di mostrarlo orgoglioso ad amici e familiari che, la sera stessa, mi sale la febbre a 38. Saranno gli effetti del vaccino, mi dico: la seconda somministrazione, nell’esiguo campione statistico dei miei conoscenti, dà sempre qualche reazione in più della prima (che per me era andata liscia come l’olio).

Dopo due giorni, però, scompaiono odori e sapori e, no, questo non è esattamente uno degli effetti collaterali del vaccino. Preoccupato dalla situazione, e memore di un recentissimo viaggio aereo internazionale in cui ben pochi passeggeri indossavano correttamente la mascherina (io ce l’avevo doppia), vado a farmi il tampone. Positivo. Ho preso il Covid-19, evidentemente subito prima di fare la seconda dose. Avverto l’Ats e il medico di base e me ne sto 17 giorni in isolamento, finché, finalmente, mi negativizzo. Il 27 luglio mi arriva il secondo green pass, quello per avvenuta guarigione, valido fino al 3 gennaio 2022 (ma non dovevano essere 6 mesi?).

Ok, dai, basta, fine della storia. Sei immune al quadrato, direte voi, stattene buono e tranquillo. E così è, passo un agosto rilassato: sempre rispettoso delle norme e della sensibilità altrui su distanziamento e mascherine, ma consapevole di non potermi contagiare nemmeno in un reparto infettivi. Rientrato dalle ferie, però, scopro di dover fare un tampone pcr, obbligatorio per poter effettuare un piccolo intervento chirurgico che avevo programmato da qualche mese. E così effettuo il test: è ovviamente negativo e porta all’ennesimo sms da parte del “Min Salute”. Altro giro, altro codice, altro green pass, questo valido per 48 ore.

Stando alle direttive del ministero, dovrei aver esaurito i modi in cui  ottenere il fatidico certificato verde. Peccato, ci avevo preso gusto. Per scrupolo, controllo con l’apposita app Verifica C19 la validità dei miei tre green pass: sono tutti perfettamente funzionanti. Per due giorni, quindi, avrò solo il triplo imbarazzo della scelta quando dovrò mostrare il Qr code al ristoratore, al capotreno o all’assistente aeroportuale di turno.

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