Quanto è costato il blocco di Facebook, Whatsapp e Instagram a Zuckerberg

Il down dei tre social network ha causato perdite milionarie per la società, mentre le autorità statunitensi tornano all’attacco per uno spezzatino

(Photo by Drew Angerer/Getty Images)

Il blocco di Facebook, Whatsapp, Instagram e Messenger è terminato poco prima della mezzanotte di lunedì 4 ottobre, dopo un disservizio di portata globale durato quasi sei ore. Da un lato, milioni di utenti in cerca di canali di comunicazioni, informazioni o svago non hanno potuto raggiungere le loro pagine, aggiornare il feed su Instagram o contattare amici e colleghi su WhatsApp. Dall’altro, la macchina del profitto di Menlo Park ha subito un intoppo multimilionario crescente a ogni giro di lancette. Un cambiamento di configurazione dei router ha messo ko per qualche ora i servizi della compagnia.

Prendendo come parametro i ricavi di Facebook del 2020, pari a 85,97 miliardi di dollari, il down dei social di lunedì potrebbe essere costato alla compagnia oltre 163mila dollari di ricavi mancati al minuto, ossia poco meno di 60 milioni di dollari, stando sulle sei ore di inattività. Facendo riferimento invece al più recente secondo trimestre 2021, quando il colosso tech ha incassato 29,08 miliardi di dollari in 91 giorni (+56%), il dato si traduce in 13,3 milioni di dollari all’ora e quindi quasi 80 milioni di dollari, sebbene le stime di Fortune arrivino fino a 100 milioni di dollari. Nel corso della crisi telematica, Facebook ha usato Twitter per tenere aggiornati gli utenti: dall’annuncio del guasto alla ripresa del servizio sono passate oltre 6 ore.

La scure dell’Antitrust

Il ricavo perso, in ogni caso, è poco a confronto con la capitalizzazione di mercato andata in fumo lunedì: 47,3 miliardi in meno, a causa di uno scivolone in borsa del -4,9%, osserva MarketWatch. I titoli della compagnia sono già scesi del 15% da metà settembre e ora la valutazione di Facebook è di 919,79 miliardi, un dato che la estromette dal ristretto club delle aziende che valgono mille miliardi, composto da Apple, Microsoft, Amazon ed Apple. L’impero di Zuckerberg vi era entrato a fine giugno sull’onda dell’entusiasmo degli investitori, dopo che una sentenza del tribunale aveva rigettato un’istanza della Federal trade commission con l’accusa di monopolio a carico di Facebook, dando uno sprint del 4% al titolo, in quella giornata.

Menlo Park deve però ancora giocare in difesa: l’organismo guidato da Lina Khan ha avuto infatti la facoltà di ripresentare un’istanza emendata con l’accusa di aver schiacciato o comprato i rivali per sopprimere la concorrenza. La Ftc chiede che Instagram e WhatsApp siano vendute e Facebook ha chiesto al giudice di rigettare “con pregiudizio” anche questo secondo round. Un ulteriore cruccio per Zuckerberg, che detiene il 14% delle azioni di Facebook e la caduta del titolo si è percepita nel suo portafoglio con 6 miliardi di dollari persi. Ora il suo patrimonio personale è di 121,6 miliardi di dollari (era 140 miliardi poche settimane fa), scivolando al quinto posto sotto Bill Gates nella classifica Bloomberg dei più ricchi del pianeta.

Tutto questo, mentre le rivelazioni dell’informatrice Frances Haugen hanno aperto da settimane il terzo fronte. La data scientist si è fatta avanti in un’intervista televisiva dopo aver rivelato al Wall Street Journal documenti interni che proverebbero come Facebook fosse a conoscenza del danno di Instagram sulle adolescenti e di non aver fatto abbastanza per limitare i contenuti d’odio su Facebook, pur potendo intervenire, come nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio.

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