Green pass:Confcommercio Trieste, blocco città,danni a tutti

(ANSA) – TRIESTE, 14 OTT – “Da fonti portuali durante il
Covid-19 all’interno dello scalo il lavoro non è mancato, bensì
le chiamate al lavoro sono cresciute del +45%: a chi ha lavorato
e ora protesta chiedo di comprendere che azioni come il blocco
delle città, la chiusura dei traffici, la richiesta della
creazione di corsie preferenziali rispetto alla soluzione di un
problema che tocca tutti i lavoratori, sta generando ulteriori
danni economici e disagi ai più deboli”, scrive in una nota
Antonio Paoletti, presidente di Confcommercio Trieste.
    “In questi giorni una rappresentanza di lavoratori del Porto
minaccia lo sciopero ad oltranza con altre manifestazioni contro
il green pass e l’obbligo del tampone previsto ormai dalla legge
qui come in altri Paesi europei. Questo gruppo di lavoratori del
Porto sta protestando anche contro l’effettuazione del tampone
per andare a lavorare”, prosegue il comunicato segnalando che “proprio ora che si può iniziare a lavorare” dopo i gravi
problemi causati dalla pandemia. Invece, “ogni sabato ci sono
cortei di protesta che bloccano la città lasciando negozi e bar
aperti ma vuoti, alberghi con disdette di turisti che nel dubbio
rimangono a casa propria, ma con stipendi che vengono pagati e
merce che rimane sugli scaffali”. Confcommercio ribadisce di
essere “disponibile a condividere il costo del tampone tra
datore del lavoro e dipendente, andando a trattare sul valore
del tampone stesso con chi li fornisce. Abbiamo già proposto
alle sigle sindacali del settore commercio di poter suddividere
il costo tra datore del lavoro e il dipendente, attingendo per
collaboratrici e collaboratori dal valore delle ore permesso
annuali che, ad esempio, nel settore commercio sono ben 88 –
spiega Paoletti – Serve buonsenso e questo chi protesta lo
dovrebbe comprendere, perché minacciando blocchi e cortei per
attirare a Trieste la protesta del Nord Est, costringerà
migliaia di persone a rischiare di non lavorare a causa di
queste azioni, solo per non fare un tampone che peraltro le
aziende degli operatori portuali hanno dato disponibilità a
pagare”. Dunque, “solo trovando soluzioni condivise si può
evitare il peggio per tutti”. (ANSA).
   

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