Roma-Kiev: Draghi al lavoro per pace, lo scontro dei partiti sulle armi

AGI – Le immagini della devastazione della guerra che arrivano dalle città ucraine continuano a scuotere le coscienze, ma “va costruito un percorso per arrivare a una pace duratura e sostenibile“. Questo il messaggio che ha portato Mario Draghi, al Consiglio dei Ministri riunito ieri sera a Palazzo Chigi e durante il quale è stato fatto il punto sul vertice di Washington fra il premier e il presidente Usa Joe Biden.

Parole che arrivano mentre si rincorrono le voci di canali di dialogo che si starebbero aprendo fra Mosca e Kiev attraverso i vertici militari e, questo, nonostante la tensione tra la Russia e la Nato non accenni a diminuire.

L’annuncio da parte di Helsinki di un rapido ingresso della Finlandia nell’Alleanza Atlantica ha provocato la reazione di Mosca che ha evocato la guerra atomica in Occidente. In questo quadro, per Draghi, la pace da perseguire è “quella che vorranno gli ucraini”. Per il premier “la guerra ha preso una nuova fisionomia e dobbiamo chiederci come costruire il futuro”. Va definito “un percorso che porti a una pace duratura e sostenibile”. Forte anche la preoccupazione, condivisa dai ministri, per il rischio di una crisi alimentare e umanitaria nei Paesi più poveri derivante dal blocco delle esportazioni di grani dai porti ucraini. Al contempo, proprio lo sblocco dei porti “potrebbe rappresentare un primo progetto concreto di collaborazione”.

Al termine della relazione di Draghi, il Consiglio dei ministri ha deliberato la proroga dello stato di emergenza che era stato deliberato dopo l’inizio delle ostilità sul territorio ucraino. Una proroga volta a continuare a garantire le attività di soccorso e assistenza alla popolazione, nell’ambito del meccanismo di protezione civile dell’Unione europea, sul territorio dell’Ucraina e dei Paesi limitrofi interessati dall’emergenza.

Per il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, “sia il discorso di Macron sia quello di Draghi aprono una fase nuova che mi auguro dia impulso ai vertici europei anche a cambiare un pò l’impostazione perchè l’Ue non può essere semplicemente essere parte del conflitto, deve schierarsi con l’Ucraina come è assolutamente giusto ma deve anche svolgere una funzione per promuovere forme di dialogo che vadano nella direzione di un cessate il fuoco il prima possibile”.

Positiva la reazione della Lega alle parole di Draghi: “Bene così, questa è la volontà della Lega e della maggioranza degli italiani. L’Italia guidi l’Europa sulla via della pace, come ha sempre fatto, mentre altri spendono miliardi per armi e guerra. Per arrivare al cessate il fuoco dobbiamo parlare con tutti, Russia compresa”, sottolinea Matteo Salvini.

La maggioranza che sostiene Draghi, tuttavia, è attraversata da tensioni, soprattutto per la linea del Movimento 5 Stelle sulle armi da inviare a Kiev. Una posizione condivisa dalla stessa Lega, contraria all’invio di armi che possano colpire il territorio russo.

A una settimana dall’informativa che Draghi terrà in Parlamento, i 5 stelle insistono sulla necessità che le Camere si esprimano con un voto che, tuttavia, al momento non è previsto e nemmeno così scontato a fine mese, come auspicano i 5 stelle, quando si riunirà un Consiglio Ue straordinario: le comunicazioni in Aula del premier, con successivo voto sulle risoluzioni, infatti, sono automatiche solo per i Consigli ordinari, non altrettanto per quelli straordinari.

Dunque, il tema del voto è destinato a tenere banco per altre settimane. “Draghi svolgerà un’informativa giovedì prossimo, prima al Senato e poi alle 11,30 a Montecitorio. Per ora è questo, poi vedremo se sarà anche altro”, ha detto il presidente della Camera Roberto Fico a domanda diretta dei giornalisti sulla richiesta di un voto in Parlamento.

E’ la prima volta che Fico affronta la questione, con parole che di fatto non sconfessano la linea di Conte. Contraria all’invio di altre armi anche la Lega, ma il leader Matteo Salvini dice di “non essere d’accordo con l’alzare i toni, noi non siamo in guerra con nessuno ma credo che sia interesse di tutti, in primis dell’Ucraina, spegnere il fuoco”. E riconosce a Draghi di aver “parlato di pace, non so se con Biden abbiano parlato anche di armi, ne parleremo insieme”.

Il leader leghista fa poi sapere di aver chiesto un nuovo incontro al premier, per fare il punto dopo il faccia a faccia con il presidente americano. Quanto all’urgenza di un dibattito parlamentare, questione posta da Conte, replica lapidario: “Per me l’urgenza è la pace”. Che un nuovo voto non sia necessario lo sostiene anche il senatore Pd Andrea Marcucci: “I continui distinguo di Lega e M5s guardano solo ai sondaggi, ma sulla questione del sostegno militare all’Ucraina l’Aula si è già espressa in modo eloquente”.

Non la pensa così Stefano Fassina di Leu, secondo il quale “l’informativa di Draghi non basta. Sono necessarie le comunicazioni del premier affinchè le Camere possano riesprimersi con un voto sull’invio delle armi”. Caustico il giudizio di Matteo Renzi: “No alle armi. Chi lo dice? Quel presidente del Consiglio, Conte, che ha aumentato le spese per le armi più di altri”.

Sul punto si sofferma anche Enrico Letta: “Ascolteremo Draghi in Parlamento e sulla base di questo decideremo i passaggi successivi. Lo faremo insieme come maggioranza, come governo e insieme con gli alleati europei”. Tuttavia, aggiunge il segretario dem, “io non mi sento di dire che sono cambiate le cose per uno scenario che è esattamente quello di due mesi fa: con gli Ucraini che continuano ad essere uccisi e massacrati”. 

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