La questione siciliana che complica i rapporti tra M5s e Pd

AGI – Partito Democratico e Movimento 5 Stelle aprono il dossier Sicilia, nonostante i nodi sulla linea tenuta dal governo ed emersi nelle ultime settimane siano tutt’altro che superati: l’invio di armi all’Ucraina e il termovalorizzatore di Roma, per citarne alcuni. L’incontro fra Enrico Letta e Giuseppe Conte ha certificato l’apertura ufficiale del tavolo sulle primarie di coalizione in Sicilia.

Se il progetto di coalizione andasse in porto, si tratterebbe di una prima assoluta per il Movimento 5 Stelle, che non ha mai partecipato a primarie. Durante l’incontro ci si è soffermati soprattutto sulle regole. O, meglio, sulla cornice in cui queste regole dovranno essere scritte.

La valorizzazione dell’autonomia degli organismi territoriali, apprende l’AGI, è il primo punto su cui Pd e M5s si sono trovati d’accordo: saranno i territori, quindi, a mettere nero su bianco il ‘come si gioca’. Per questa ragione all’incontro hanno partecipato anche esponenti siciliani di primo piano delle due forze politiche.

Una ipotesi che sembra piacere a entrambe è il sistema della pre-iscrizione online che consentirebbe di votare sia in presenza, presso i gazebo, sia da casa. Un sistema che i dem hanno sperimentato alle ultime primarie di Roma e Torino. “L’importante e’ che non si combinino pasticci”, viene aggiunto dal Pd che sabato riunisce la direzione regionale proprio per dare mandato al segretario nazionale di portare avanti il confronto.

Un confronto, viene però spiegato, che è appena iniziato. Tanto che gli addetti ai lavori, sia nel Pd che nel M5s, si stupiscono di tanto interesse. “Ora stiamo con la testa a Palermo, visto che il centrodestra sembra essere in difficolta’”, e’ l’invito che arriva da un esponente dem di primo piano. Nessuna distrazione, dunque. E Letta cerca di dare il buon esempio ai suoi gettandosi anima e corpo in un tour per i Comuni del Nord che andranno al voto. 

Il segretario è a Monza, Erba, Sesto San Govanni e Como. Poi sarà a Verona, Padova e Belluno. Un tour de force che ha due sole parole d’ordine: “Libertà e sicurezza”. Quest’ultima, in particolare, è quella che viene ribadita con maggiore forza dal segretario e dai suoi dirigenti di primo piano per “affrancare” il tema dalla destra che, a dire dei dem, ne ha fatto un utilizzo strumentale: “Lo dimostra la posizione di Salvini su un referendum che, se passasse, lascierebbe gli spacciatori a piede libero”.

Quello sulla Sicilia, d’altra parte, non è un confronto che nasce ieri, ma va avanti da circa due mesi e che si potrebbe chiudere presto. L’obiettivo, stando a quanto si apprende, è quello di arrivare a una decisione sui nomi entro fine luglio. Nel M5s c’è chi segnala che, in ogni caso, una coalizione con i soli Pd e M5s, più Claudio Fava, non basterebbe per essere competitivi in Sicilia.

È vero che sull’isola il Movimento ha ancora una forte leva elettorale, ma e’ anche vero che “senza un allargamento al centro si vince difficilmente”. Dal Pd viene ribadito lo schema del campo largo e la disponibilità nei confronti di Italia Viva e Azione. Ma viene fatto anche notare che per le amministrative i renziani e Calenda sono andati in ordine sparso, con Italia Viva costretta a un clamoroso passo indietro rispetto all’appoggio iniziale a Lagalla come sindaco di Palermo.

In ogni caso, l’allargamento al centro sarà subordinato al rispetto dell’impianto valoriale del Pd: “Se allargamento vuol dire imbarcare Cuffaro e Dell’Utri anche no, grazie”, sottolinea un dirigente dem. Un punto di vista esplicitato con nettezza anche dal vice segretario Pd, Peppe Provenzano, che segnala la “fortissima contraddizione” tra il “discorso alto di Mattarella” e “le assenze eclatanti, unite alla ricomparsa d’impresentabili come Dell’Utri e Cuffaro, che meritavano di essere consegnati a un passato che non deve tornare”. Per il numero due del Pd, servono “gesti e parole chiare che dicano: non vogliamo i voti degli amici della mafia e di tutti quelli che hanno favorito i mafiosi. I voti della mafia fanno schifo”.

Una posizione condivisa da Giuseppe Conte. Anche fra i Cinque Stelle si segnala che la discussione sulla Sicilia sia appena cominciata e che 2al momento nessuno puo’ dire come finira’”. Fra i parlamentari M5s – almeno fra quelli non siciliani – si registra un certo disinteresse. Anche perche’, di qui ai prossimi mesi, ci sono da affrontare almeno due test che potrebbero portare a uno strappo parlamentare da parte dei Cinque Stelle: l’invio di armi all’Ucraina e il voto sul dl Aiuti, con il passaggio sull’inceneritore di Roma. L’avvio della discussione sulla Sicilia”, dicono gli scettici dell’accordo con il Pd, “potrebbe rappresentare un tentativo di legare il M5s alla maggioranza e mettere al sicuro il governo”. Il tutto con il passaggio delle amministrative. “La situazione non è rosea”, e’ la sintesi che arriva da ambienti M5s, “a qui a fine giugno qualcosa potrebbe succedere”. 

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