Il caso del video di minacce e insulti tra esponenti del Pd

AGI – Il capo di gabinetto del sindaco di Roma, Albino Ruberti, ha rimesso il suo incarico. In una lettera indirizzata al primo cittadino della Capitale, Ruberti dà la sua versione di quanto accaduto la sera in cui fu ripreso in vieo mentre litigava furiosamente con un esponente del Pd, ex assessore regioanle e già europarlamnetare di Frosinone, Francescio De Angelis.

Lo stesso De Angelis ha inviato una mail inviata al Nazareno per ritirare la propria candidatura alla Camera. La scelta è stata presa, viene spiegato da fonti dem, proprio in seguito alla pubblicazione del video. “Mi sembrano entrambe scelte giuste e doverose” ha commentato Enrico Letta.

Chi è Albino Ruberti

Figlio dell’ex ministro dell’Istruzione, già rettore de La Sapienza, Antonio Ruberti, Albino da tempo è ai vertici degli enti locali a Roma in quota centrosinistra. Per anni ha guidato Zetema, la partecipata del Campidoglio che si occupa di promozione culturale, poi è passato a svolgere il ruolo di capo di Gabinetto della Regione Lazio con Nicola Zingaretti, quindi lo scorso ottobre ha rilevato lo stesso incarico con Gualtieri in Campidoglio.

Ruberti non è nuovo ad episodi extra amministrativi che lo hanno coinvolto. Ad inizio maggio 2020, a ridosso del lockdown, quando era capo di Gabinetto della Regione Lazio, il dirigente era stato sanzionato assieme ad altri per un pranzo in una abitazione in zona Pigneto che contravveniva le regole in vigore in quel momento per il contrasto alla pandemia. In quel caso si era scusato parlando di “leggerezza di cui mi assumo le responsabilità”.

Poi, a inizio febbraio di quest’anno, i figli, due ragazzi di 19 e 17 anni, dopo essere stati fermati e multati dai Carabinieri nel corso di dei controlli in zona Parioli avrebbero replicato in malo modo alle forze dell’ordine facendo presente la posizione ricoperta dal padre. “Se ci sono state delle parole fuori luogo, ritengo che i ragazzi abbiano sbagliato”, aveva commentato allora.

Cosa è successo

Nella lettera al sindaco di Roma, Ruberti sostiene che quanto avvenuto è relativo a “un litigio verbale durante una cena privata, che nulla ha a che vedere con il mio ruolo istituzionale”. L’ex capo di gabinetto di Gualtieri ammette di aver “reagito con durezza” e ricostrusce cosa lo ha portato addirittura a minacciare l’interlocutore di sparargli.  “La frase ‘mi ti compro’, pur non costituendo in sé una concreta proposta corruttiva, ha portato a chiedere, con foga sicuramente eccessiva e termini inappropriati, di ritirarla immediatamente perché l’ho considerata lesiva della mia onorabilità”. 

Il video è più esplicito: si sente De Angelis dire “mi ti compro” e Ruberti reagire urlando: “Vi sparo, vi ammazzo. Vi dovete inginocchiare”. “Sono a disposizione per ogni chiarimento che riterrai necessario e, per evitare strumentalizzazioni che possano ledere il tuo prestigio e quello dell’istituzione che rappresenti” ha scritto Ruberti al sindaco Gualtieri.

Poco prima Ruberti aveva definito l’accaduto “una lite per motivi calcistici, accaduta circa due mesi fa a Frosinone al termine di una cena” e “ottimi” i rapporti com De Angelis. Ma fonti del Nazareno avevano subito parlato di “episodio gravissimo che non può restare senza conseguenze”. Prontamente arrivate. 

Lega all’attacco

Come prontamente è arrivato l’attacco della Lega: “Cosa nasconde la reazione violenta di Albino Ruberti?” chiede Simonetta Matone, “Non certo una lite calcistica su Roma e Lazio. Questa sinistra violenta e litigiosa fa pensare a una organizzazione di potere non trasparente. Un Pd che litiga con tutti, fa e disfa alleanze e mette in circolazione odio e fake news sugli avversari di centrodestra. Ma con il caso Ruberti si è superato il limite. La pezza messa dal Pd con una semplice richiesta di dimissioni non è sufficiente. Occorre agire immediatamente contro i violenti”.

Il caso La Regina e quel post su Israele

Ma non è solo la bagarre tra Ruberti e De Angelis a turbare il Pd. Uno dei quattro candidati under 35 presentati da Enrico Letta come esempio di rinnovamento del partito è finito nella bufera per un post su Facebook pubblicato a dicembre 2020

Raffaele La Regina, 29enne segretario del Pd lucano, era collaboratore del sottosegretario dem Peppe Provenzano quando scrisse: “In cosa credete di più: legittimità dello Stato di Israele, alieni o al mollicato di Mauairedd? E perché proprio al mollicato?”. 

Parole ricordate dalla presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello: “Se bisogna leggere tesi di odio che negano il diritto d’Israele ad esistere allora abbiamo un grande problema” ha scritto sul proprio profilo Twitter.

Pronta la reazione del Nazareno: “La posizione del PD su Israele è nota. I due tweet e il meme di Raffaele La Regina, risalenti a quando non era candidato del Pd e non rappresentava il Pd, non rispecchiano in alcun modo il lavoro e le prese di posizione del Partito Democratico di questi anni, schierato a difesa del diritto a esistere dello Stato di Israele, della sua sicurezza e del percorso di pace”.

E lo stesso capolista lucano si è affrettato a chiedere scusa: “Si trattava di satira, non di una posizione politica. Un gesto comunque sbagliato, per cui chiedo scusa. Ma voglio essere chiaro, non ho mai messo in dubbio la legittimità dello Stato di Israele, né in passato né mai, né il suo diritto a esistere”.

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