Assegno Unico, tagli dall’INPS superiori ai 50€: ecco perché e per quali famiglie
L’Assegno Unico è attualmente oggetto di tagli da parte dell’INPS. Le riduzioni, che superano anche i 50 euro, interesseranno determinate famiglie. Scopriamo quali e perché.
Non è stato introdotto neppure da un anno, eppure l’Assegno Unico fa spesso discutere gli italiani e le famiglie aventi diritto. L’agevolazione, volta a sostenere la genitorialità e le famiglie residenti nel nostro Paese, sarà oggetto di modifiche, nei prossimi mesi, da parte del nuovo Governo Meloni.
Si parla, per il 2023, di un possibile aumento della misura da parte dell’esecutivo, in base ad ISEE e quoziente familiare.
Purtroppo, però, alcune novità in merito alla misura per famiglie non sono positive. E, tra l’altro, per le news che riguardano l’agevolazione non dovremo attendere mesi: in alcuni casi, sono stati previsti dei tagli all’Assegno Unico che hanno riguardato determinate famiglie già dall’ultimo accredito.
Le riduzioni, purtroppo, saranno perpetrate anche per i prossimi mesi. In questo articolo scopriremo insieme chi saranno gli interessati e da cose derivano le riduzioni attuate dall’INPS.
I tagli all’Assegno Unico di cui ci occuperemo sono già operativi. Sono infatti moltissime le famiglie che, già dall’ultimo accredito, hanno lamentato degli importi inferiori.
L’INPS ha già reso quindi operative le diminuzioni, alle quali le famiglie interessate dovranno far fronte anche nei prossimi mesi.
Il taglio, che in alcuni casi ha raggiunto anche i 54 euro, è stato lamentato dalle famiglie monoparentali.
Questo perché i tagli alla misura sono stati disposti dall’INPS dopo delle verifiche effettuate dall’Istituto alle famiglie con un solo genitore.
La situazione è scaturita da una problematica di natura normativa. L’Articolo 4, comma 8, del Decreto Legislativo n. 230/2021 ha infatti concesso delle maggiorazioni all’importo mensile nel caso in cui entrambi i genitori siano lavoratori.
L’importo della maggiorazione è variabile: per ISEE che non superino i 15.000 euro, l’importo previsto è di circa 30 euro per ciascun figlio minorenne e, come già detto, viene concesso solo nel caso in cui entrambi i genitori siano lavoratori.
Al salire dell’ISEE familiare, la maggiorazione si riduce, fino a diventare praticamente nulla per ISEE alti (pari o superiori ai 40.000 euro).
Da qui, la confusione: moltissime famiglie che, al loro interno, contano un solo genitore hanno comunque effettuato, in buona fede, la richiesta per ottenere l’importo aggiuntivo sull’Assegno mensile.
E l’Istituto, durante gli scorsi mesi, ha erroneamente attribuito gli importi maggiorati anche a tali famiglie con un solo genitore.
Eppure, secondo l’INPS, a queste famiglie l’importo in aggiunta non spetta assolutamente.
Mancherebbe, secondo l’Istituto, un requisito fondamentale per l’ottenimento dell’importo aggiuntivo: un secondo genitore lavoratore.
Adesso, dunque, le famiglie monoparentali che hanno ricevuto erroneamente le maggiorazioni dovranno restituire il totale dell’importo indebitamente percepito.
Importo che, purtroppo, è stato erogato e adesso l’INPS presenterà il conto alle famiglie monogenitoriali.
I tagli all’Assegno Unico sono infatti stati disposti dall’Istituto per fa sì che le somme indebitamente percepite vengano restituite dalle famiglie con un solo genitore, anche se lavoratore.
Il recupero delle somme dovute sarà quindi disposto mediante conguaglio, che verrà scontato mediante gli assegni mensili che la famiglia dovrà ricevere, da ottobre 2022 fino all’estinzione di questa sorta di debito nei confronti dell’Istituto.
A fare le spese di questi tagli all’Assegno Unico, purtroppo, sono le famiglie meno abbienti. La decurtazione mensile riguarda infatti le famiglie con ISEE non superiore ai 40.000 euro. Questo perché, come già ampiamente chiarito, la maggiorazione per i genitori lavoratori è concessa su base ISEE, che deve essere inferiore ai 40.000 euro.
Non sorprende, dunque, che le associazioni a tutela della giustizia fiscale abbiano iniziato a far sentire la propria voce, correndo a dare una mano d’aiuto alle famiglie interessate. Tra le associazioni che hanno fatto sentire la propria voce, anche “Una Buona Idea”.
La causa delle erogazioni indebite, in effetti, non appare come imputabile ai titolari dell’Assegno Unico. La situazione che si è generata deriva infatti da mancata chiarezza in merito ai requisiti di accesso necessari per ottenere la maggiorazione incriminata.
Al momento dell’introduzione dell’Assegno Unico, infatti, nei modelli da compilare per la richiesta, si parlava di “genitore” (…) “titolare di reddito da lavoro”.
Il modello mancava dunque di specificare il requisito di un doppio lavoro, relativo ad entrambi i genitori, che avrebbe escluso le famiglie monogenitoriali dalla percezione dell’importo aggiuntivo.
La frase è stata corretta dall’Istituto solamente mesi dopo, quando ormai le istanze erano state presentate da moltissime famiglie con un solo genitore.
Un errore del quale, a farne le spese, sono come al solito le famiglie meno fortunate.
Si attendono sviluppi in merito alla situazione e una modifica ai requisiti che, si spera, in futuro includeranno anche le famiglie monogenitoriali tra i percettori della maggiorazione.
Fonte foto in copertina flickr.com