Criptomonete: fra crisi, barlumi di regolamentazione e futuri utilizzi

Periodo burrascoso per le criptovalute. Dopo il crac di FTX, anche BlockFI naviga in pessime acque. I due casi sono strettamente correlati fra loro per via di accordi pregressi intercorsi fra le due società, sta di fatto che aziende che poco tempo fa erano state valutate per miliardi di dollari si sono ritrovate, nell’arco di poco tempo, al collasso. Con la conseguenza di un netto calo del valore dell’asset, che da 3.000 miliardi ha perso il 72% alla stregua di una crisi bancaria ma senza le banche di mezzo.

Il sistema circolare delle criptovalute, una delle caratteristiche principali di questo universo, si rivela dunque anche come uno dei punti deboli, sul quale non è escluso che, in un prossimo futuro, si vada ad intervenire. Il propulsore in questo senso potrebbe essere l’intensificarsi di pressioni su regolatori e banchieri verso un inserimento delle criptovalute nei sistemi economici principali.

Ma dove si utilizzano effettivamente? Al momento, nella maggior parte dei casi, le criptomonete vengono acquistate e scambiate come investimento fine a sé stesso e non tanto per finalizzare transazioni commerciali, per quanto siano sempre più i marchi che ogni giorno annunciano di accettare pagamenti in Bitcoin e simili.

Di fatto, ci sono già alcuni settori in cui – a livello mondiale – le criptovalute si sono già fatte strada, come la realtà delle piattaforme di gioco online. Non è ancora il caso del nostro Paese, ma in diverse altre parti del mondo sono già stati introdotti pagamenti e vincite di denaro in criptomoneta, modalità che sarà sempre più diffusa con l’ampliarsi dei metaversi e della nuova generazione di internet, il Web 3.0.

Ma, per il momento, in Italia non si vede ancora all’orizzonte la bramata riforma del settore del gioco pubblico, quindi è forse un po’ prematuro aspettarsi addirittura un’integrazione delle crypto nei sistemi di pagamento ADM.

 

Un piccolo passo in avanti però c’è. Se finora non erano giunti segnali da parte degli enti regolatori nostrani, si scorge una prima possibilità nel recente disegno di legge per il bilancio dello Stato italiano del 2023. Nel testo si propone infatti la regolarizzazione delle plusvalenze derivanti dalle criptoattività, mediante quattro diversi articoli, il più lungo dei quali equipara il regime fiscale a quello degli altri asset già regolamentati.

Una prima infarinatura in cui si parla di soglie oltre le quali le transazioni e le plusvalenze verranno tassate. Un punto di partenza per la regolarizzazione di un asset che, nonostante la crisi attuale, sembra poter essere la frontiera futura in termini di investimenti e pagamenti.

Fonte immagine: flickr

 

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