Meloni: “Sui migranti coscienza a posto”. E sfida Schlein sul salario minimo

AGI – Migranti, Mes, clima, mutui, superbonus, automotive, lavoro, fisco: il presidente del Consiglio Giorgia Meloni risponde a tutto tondo al suo primo question time alla Camera. 

Era molto atteso il ‘duello’ con il segretario dem Elly Schlein: la premier ‘chiude’ sul salario minimo (“Non è la soluzione”) e apre sui congedi parentali, “sono sempre disponibile a confrontarmi e a discutere”. I toni sono schietti e perentori: “Chi ha governato fino ad ora – accusa Meloni – ha reso gli italiani più poveri e questo governo deve fare quello che può per invertire la rotta“, in ogni caso “fronteggiare il lavoro povero è una delle priorità su cui questo governo lavora. L’Italia è l’unico Paese Ocse in cui tra il 1990 e il 2020 il salario medio annuale è diminuito mentre negli altri Paesi dell’Occidente cresceva”.

Lungo applauso dai banchi della maggioranza, il governo – a partire dai vicepremier Tajani e Salvini – è schierato al fianco della premier. Che rilancia sulle iniziative portate avanti dall’esecutivo. Annuncia la rivoluzione della riforma fiscale, domani è previsto il Cdm (la Lega vorrebbe che l’iter poi partisse dal Senato, dove il presidente della Commissione Finanze è l’ex ministro Garavaglia; Fdi insiste per iniziare dalla Camera). Il presidente del Consiglio illustrerà il contenuto della riforma anche al congresso della Cgil venerdì a Rimini, “certo che ci sarò”, dice ai giornalisti.
  
Il Capo dell’esecutivo annuncia – rispondendo ad un’interrogazione di FI – “la progressiva riduzione del numero di aliquote Irpef e l’obiettivo di un minore carico fiscale per tutti i contribuenti, con particolare attenzione ai redditi medio bassi e tenendo conto della composizione del nucleo familiare”.

Meloni scende nel dettaglio del provvedimento, ricorda la modifica complessiva dell’Ires, dice che “dal primo gennaio del 2024 entrerà in vigore la global minimum tax, che è l’imposta globale minima per le multinazionali con aliquota effettiva al 15%”. Il messaggio è “più assumi, meno tasse paghi allo Stato” che “non sarà più vessatorio”. Poi sui social parla di “rivoluzione fiscale che garantisca meno tasse, più crescita, equità e che getti le basi per un nuovo rapporto di fiducia tra fisco e contribuenti. Avanti a testa alta”.

Alla Lega risponde sul Pnrr, “il governo è pienamente consapevole della situazione particolarmente difficoltosa in cui si trovano i comuni italiani, siamo disponibili e pronti a valutare ulteriori interventi, ulteriori risorse che possano essere destinate agli enti locali”. Il dl Pnrr è al Senato, lunedì scade il termine degli emendamenti da segnalare.  
 
Ma è sul fronte dell’immigrazione che si scalda il clima tra maggioranza e opposizione nell’emiciclo di Montecitorio. Il presidente del Consiglio ricostruisce l’ultima tragedia in acque libiche, riporta le parole del capo della centrale operativa della Guardia costiera, “l’Italia ha applicato tutte le norme. L’unità militare più vicina era a 255 miglia e impegnata in attività operativa per questo è stato chiesto aiuto alle navi mercantili, che sono state utilizzate in centinaia di casi salvando oltre 100 mila persone”. E poi l’affondo rivolto all’opposizione: “Per fini politici si finisce per mettere in discussione chi salva le vite e per calunniare l’Italia intera”. Ed ancora: “Dobbiamo prevenire i trafficanti e investire sulle rotte legali, la nostra coscienza è a posto. Spero che chi attacca il governo e non dice nulla sugli scafisti possa dire lo stesso”.

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© Ufficio stampa/ AGF

Giorgia Meloni

Meloni ripete che “il governo non intende piegarsi alle molte e potenti pressioni di chi vorrebbe una visione priva di confini nazionali. Non intendiamo rimanere sotto il ricatto degli scafisti”.
 
Il Capo dell’esecutivo interviene anche su altri temi sul tavolo. Sulla direttiva Ue sulle case green: “Il Parlamento europeo ha ritenuto di inasprire il testo iniziale. È una scelta irragionevole, continueremo a batterci”. E sullo stop che chiede l’Ue in prospettiva su diesel e benzina: “Noi abbiamo intrapreso il percorso della neutralità tecnologica. Si rischia di delocalizzare la produzione automobilistica in Paesi extra Ue. Ci sono alternative per coniugare sviluppo e sostenibilità. Occorre l’uscita dai carburanti inquinanti ma senza punire gli interessi dell’Italia dei lavoratori. Non si può devastare il nostro sistema produttivo e creare altri disoccupati”.

 Giudizio ‘tranchant’ sul superbonus: “La norma ha consentito la proliferazione di un mercato opaco di circolazione dei crediti fiscali a tutto vantaggio delle imprese ma dei vari intermediari finanziari intervenuti a raccogliere questi crediti”. E soprattutto sul Mes: “Finché a guidare un governo ci sarà la sottoscritta” l’Italia ​​​​”non potrà mai accedere al Mes e penso neanche gli altri” Paesi, sottolinea. “Ha senso – si chiede – continuare a ragionare di uno strumento che cosi’ configurato non verrà utilizzato benché’ ci siano diversi miliardi depositati? Non è sensato interrogarsi sull’efficacia su questo strumento?”.

E poi riprende una idea di Bonomi, ovvero quella di utilizzare i fondi per la politica industriale. “La proposta di Confindustria viene presa seriamente in considerazione da questo governo”, spiega.
 
Un riferimento anche sul tema del nucleare (“non intendiamo muoverci senza passare dal Parlamento”) e sul clima (“Non siamo pericolosi negazionisti climatici. Riteniamo che nel rispetto degli impegni” presi sul clima “bisogna mantenere un approccio pragmatico e non ideologico”), infine un accenno alla situazione attuale dell’economia: C’e’ “la massima attenzione del governo” su quanto sta accadendo sui mercati finanziari, “il rialzo dei tassi della Bce produce un aumento degli utili da commissioni bancarie” e “il costo medio degli interessi a famiglie e imprese è cresciuto”.

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