Alberto Matano: “Riccardo ma perché non ti ho sposato prima?”

Incontriamo Alberto Matano ad Ansedonia. Sta trascorrendo qui alcuni giorni di vacanza in compagnia di un gruppo di amici. Meritato riposo dopo le fatiche di questa ultima stagione di La vita in diretta, il programma del pomeriggio di Rai 1 da lui condotto che ha fatto il pieno d’ascolti – foto | video

A proposito di Rai: a 15 anni girava con un motorino che aveva come adesivo il logo del Tg1. Un predestinato? «Avevo il ciuffo alla Rick Astley, lo facevo con il phon tutti giorni. Avevo messo il logo del Tg1 sul faro davanti per la mia passione per il giornalismo, dietro c’era il simbolo di Woodstock, l’uccellino maldestro amico di Snoopy, due outsider, come mi sentivo io. Forse già convivevano in me due anime, il rigore e la leggerezza».

Ha raccontato di essere stato vittima di bullismo. «Come succede ancora oggi, il bullismo si manifesta in varie forme. Violenza psicologica o fisica, sopraffazione. Non è sempre facile trovare gli strumenti per uscirne. A me è capitato a scuola, sono cresciuto in ritardo. Mi prendevano in giro, fino a 16 anni ero alto 1 e 60, ero più esile e questo era uno dei temi che ho dovuto affrontare. Ma dentro di me ho sempre trovato le risorse per andare avanti, anche da ragazzino».

Famiglia calabrese borghese, mamma Marisa insegnante e nota politica locale, papà Franco stimato biologo. Un vantaggio o un limite per le aspettative con cui doveva confrontarsi? «Nel breve periodo poteva apparire come vantaggio, ma ho capito subito che era un problema. In un microcosmo come quello in cui vivevo, a Catanzaro, nel mio quartiere, essere figlio di due persone molto in vista era diventato problematico. Anche per questo a 18 anni sono andato via, mi ha accolto Roma, La Sapienza, tra migliaia di persone. Una scuola di vita».

Come hanno preso i suoi genitori la sua libertà nelle scelte affettive? «Sono fortunato. Ho una famiglia molto unita che ha sempre rispettato e incoraggiato le mie scelte».

Alberto Matano fotografo d’eccezione al matrimonio della collega (e amica) Lucilla Masucci – guarda

Ha sofferto per questa sua libertà? «Più che sofferto, mi sono sempre imposto di vivere la mia vita, la mia normalità. Senza compromessi. Le ripeto, sono stato fortunato».

Che rapporto hanno i suoi genitori con suo marito, l’avvocato cassazionista Riccardo Mannino? «È considerato un po’ come il quarto figlio e questo genera una sorta di gara con i miei cognati».

Come ha conosciuto Riccardo? «La prima volta ci siamo visti a una cena con degli amici».

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Fino a quel momento però aveva avuto anche delle fidanzate. Veri amori o coperture? «Fin da piccolo ho sempre seguito quello che ero. Non ho mai messo maschere. Ho avuto relazioni con ragazze che sono durate fino a quando ho incontrato il mio attuale marito».

Solo scappatelle o rapporti seri? «Con una ragazza in particolare ho avuto una lunga storia. Pensi che siamo ancora molto legati. Un grande amore che nel tempo si è modificato in un sentimento speciale, unico».

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Famiglia conosciuta, con mentalità aperta, lei libero e sereno di amare chi voleva. Allora perché sentì il bisogno di “fuggire” dalla Calabria? «Nessuna fuga. Solo una scelta. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ho fatto la Scuola di Giornalismo Rai di Perugia. Si entrava per concorso, era molto ambita perché dava la possibilità di accedere a contratti a termine. Finiti i corsi, ho firmato il primo contratto estivo. Era il 1999, lo ricordo ancora. Gli inizi al Giornale Radio, poi mi misero a fare il cronista parlamentare. Da lì ho iniziato il mio percorso in questa azienda che dura ormai da 25 anni».

La svolta con la conduzione del Tg1: la rigidità del telegiornale ha inciso sul suo privato? Fu forse costretto a non esporsi o non lo fece per opportunità? «Non sono mai stato costretto, sono sempre stato libero. Tutte le persone con cui lavoravo, dai direttori ai colleghi di redazione, conoscevano Riccardo».

Nessuno mai in redazione ha fatto qualche ammiccamento o battutina che l’ha infastidita? «Beh, non posso dire che siano state tutte rose e fiori. Ogni tanto c’era quel rumore di fondo… È chiaro che se qualcuno voleva colpirmi – non trovando altri spunti – ha utilizzato anche questo argomento in modo più o meno esplicito. A un certo punto però me ne sono fregato».

Insisto: perché negli anni in cui fu mezzobusto del Tg1 non si dichiarò pubblicamente? «Penso che un giornalista che fa il telegiornale, che rappresenta “il” Tg, sia solo un tramite e non sia tenuto a raccontare la propria vita, a prescindere che abbia un compagno o una compagna».

A La vita in diretta è invece arrivato il suo coming out. Ha tolto la giacca e la cravatta e si è messo in camicia e dolcevita. L’inizio della sua seconda vita. «Ho superato la barriera dell’istituzionalità del telegiornale. Fai un programma quotidiano in cui parli delle questioni che interessano le persone. Se un tema ti investe, c’è una chiamata alla trasparenza verso il pubblico. Posso dirle una cosa?».

Certo. «Con il pubblico si è stabilito un rapporto di fiducia, come un fluido quotidiano. Io entro nelle loro case tutti i giorni, come se mi sedessi con loro in cucina o salotto. Raccontiamo l’Italia, ho pensato fosse giusto raccontare con onestà anche me stesso. Ho sentito che fosse giusto condividere con loro. E tutto è cominciato dal bullismo e dalla legge sull’omofobia che in quei giorni era in discussione al Senato».

In che senso? «Ho sentito un calcio nello stomaco, una ferita che si è riaperta. Ho avvertito il bisogno di dire la mia. Questo è stato il motore di tutto. Poi io e Riccardo ci siamo sposati e quindi è diventato inevitabile l’aspetto pubblico. Ma non ho mai voluto raccontare le mie cose, al di là di compagna o compagno, sono sempre stato molto discreto fin quando ho potuto, considerando il lavoro che faccio».

Negli ultimi anni ha sfidato e battuto quotidianamente Barbara d’Urso. Adesso che lei è fuori da Mediaset e non sarà più il suo competitor. Che effetto le fa? «Quando ho cominciato a fare La vita in diretta, Canale 5 era leader. Questa stagione abbiamo chiuso al 22% e il programma da qualche anno è il più visto al pomeriggio. Per me è una scommessa vinta. Devo però dire che con Barbara c’è sempre stato un rapporto leale e rispettoso, anche se non ci siamo mai sentiti in tutto questo periodo».

Da cronista, com’è questa Rai di destra vista dall’interno? «Leggo tante cose ma devo dire che mi sembra presto per giudicare. Lavoro in questa azienda da un quarto di secolo e ho visto cambiare tante dirigenze. Con Angelo Mellone (direttore intrattenimento day time, ndr) stiamo lavorando in grande sinergia, così come con chi lo ha preceduto».

Dalla conduzione dello show con Loredana Bertè alla partecipazione a bordo campo a Ballando con le Stelle. Sta virando verso l’intrattenimento? «Anche questo fa parte del percorso. Ricordo ancora quando Luciana Littizzetto mi notò alla conduzione del Tg1 delle 13.30, Fazio mi invitò a Che tempo che fa, quella sera era ospite anche Maria De Filippi e Luciana imperversava con le sue battute. Ero molto emozionato, mi batteva il cuore perché non ero abituato a quei contesti. Ero spaventato, oggi è diverso. Penso sia divertente partecipare a Ballando con le Stelle dove ogni sabato accade di tutto».

Ci sarà nella nuova edizione? «Cito Milly: si saprà tutto a settembre».

Alberto Matano e il matrimonio con Riccardo Mannino: tutte le immagini della festa piena di vip – guarda

Il suo rapporto con Mara Venier è speciale: che cosa rappresenta per lei? «È una scoperta e una conferma ogni giorno. È stato quasi un incontro magico. Un grande regalo per me, lei sa leggere oltre. C’è la sua mano anche sulle mie nozze con Riccardo».

Racconti. «Una sera a cena ha cominciato a dirci: “Ma cosa aspettate a sposarvi?”. Riccardo ha preso il telefono e ha iniziato a cercare una data. È cominciata la corsa contro il tempo per organizzare tutto in un mese e mezzo. La ringrazio ancora perché è stato il clic che mancava per portarci a questo passo. Al matrimonio c’erano tutti gli amici di una vita, i colleghi di lavoro, oltre ai nostri familiari che ci amano di più».

Alberto Matano, il video del matrimonio con Riccardo Mannino – guarda

Avete da poco festeggiato un anno da sposi, arrivato dopo 15 anni insieme. Un bilancio? «Qualcosa di importante, inaspettato, cruciale, bellissimo. Consiglio a tutti».

Un figlio le manca? «Posso essere sincero? No. Ho dei nipoti fantastici che mi riempiono la vita, non vedo l’ora di passare del tempo con loro. Ogni anno d’estate ci diamo appuntamento in Calabria con la mia famiglia. È una festa».

Stampa ancora le foto del cuore per metterle sul comodino? «Lo faccio da sempre. Mi piace guardarle e rivivere quei momenti di felicità che vanno fermati».

Come si vede tra dieci anni? «Spero con la stessa passione, quella del primo giorno quando ho scelto questa vita. Magari con un ritmo meno frenetico. Potendo riflettere, vorrei dedicarmi a un romanzo che ho nel cassetto. Chissà, forse inizierà per me una terza vita».

Alberto Dandolo

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