Tra accuse vaghe e ipotesi di scambio di prigionieri, si complica la vicenda della giornalista italiana
La Repubblica Islamica dell’Iran ha confermato ufficialmente l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala per “violazione delle leggi” del paese. Entrata in Iran il 13 dicembre con regolare visto giornalistico, è stata arrestata il 19 e si trova ora nel carcere di Evin.
Le autorità iraniane mantenendo una certa vaghezza sulle accuse specifiche, alimentando l’ipotesi che l’arresto possa essere collegato a una strategia di scambio con l’imprenditore iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato a Milano su richiesta USA per questioni legate ai droni.
La Farnesina, attraverso il ministro Tajani, conferma che la giornalista è in buone condizioni di salute, detenuta in una cella singola, e ha potuto parlare due volte con i familiari. L’ambasciata italiana a Teheran mantiene contatti regolari e ha garantito l’accesso a beni di prima necessità.
Il caso ha assunto rilevanza internazionale, con gli USA che denunciano la pratica iraniana di detenere cittadini stranieri come leva politica. Sui social network si è diffusa una campagna con l’hashtag #FreeCecilia, mentre il ministro Crosetto sottolinea l’importanza di mantenere un approccio diplomatico riservato per facilitare una rapida risoluzione.
La questione si intreccia con delicate dinamiche diplomatiche tra Italia, Iran e Stati Uniti, specialmente riguardo alla possibile estradizione di Abedini, per la quale potrebbe essere necessaria fino a 60 giorni.
La famiglia della giornalista, supportata dalla Farnesina, chiede la massima discrezione mediatica per favorire una soluzione positiva della vicenda.
Le immagini presenti su questo sito sono tutte libere da copyright o generate con tecnologia AI su www.freepik.com
