Conflitto Siria-Turchia, Lia Quartapelle (Pd): “Conte chiami subito Trump”

Lia Quartapelle pd siria turchia
Lia Quartapelle pd siria turchia

Milano è scesa in piazza, davanti al consolato turco, per manifestare la propria solidarietà al popolo curdo e per chiedere un intervento contro l’attacco sferrato da Erdogan. Tra i rappresentanti del Pd a fianco dei manifestanti, era presente anche Lia Quartapelle. La deputata dem, ai microfoni di Notizie.it, chiede un’azione concreta dei Paesi europei contro l’offensiva turca e invita il premier Giuseppe Conte a fare un primo passo telefonando al presidente statunitense Donald Trump.

Intervista a Lia Quartapelle

Come commenta l’offensiva di Erdogan nel nord della Siria?

Quello che sta succedendo in Siria è inaccettabile. Quello che sta facendo la Turchia è un’invasione, un atto illegittimo e sta avendo delle gravissime conseguenze: 130 mila profughi, centinaia di morti tra i civili, trucidati o dall’esercito turco o da milizie jihadiste con la complicità delle autorità turche.

Un’attivista molto famosa in Siria è stata uccisa con il suo autista dalle milizie. Decine, se non centinaia, di prigionieri di Daesh sono scappati dalle prigioni in cui erano rinchiusi. Tutto questo va condannato con fermezza. Oggi l’Ue ha mosso i primi passi: una posizione comune tra gli Stati europei di condanna, il blocco all’export di armi che l’Italia metterà in atto da subito. Non è abbastanza, ovviamente. È chiaro a tutti che la Turchia non si fermerà davanti a questi atti. Noi chiediamo un impegno italiano in sede Nato e Ue per delle sanzioni economiche e militari.

Qui, alla manifestazione pro curdi, c’è il Pd. Non c’è invece il M5s. Vuole lanciare un messaggio ai pentastellati e alla Lega? Ricordiamo che Salvini non è contrario a quanto sta accadendo in Turchia.

Ho partecipato a un tavolo di lavoro tra le forze di maggioranza e di opposizione e presenteremo una risoluzione in Parlamento .

Sicuramente c’è un’unità delle forze di maggioranza, mi auguro che anche le forze di opposizione si uniscano nel chiedere la condanna delle azioni turche, le sanzioni economiche, un ripensamento della missione Nato che in questo momento è attiva al confine tra Turchia e Siria. Mi sembra che non siamo distanti, poi scendere in piazza è tradizione di alcune forze politiche più di altre.

Ci sarà una risposta all’appello della famiglia di Lorenzo Orsetti, l’italiano che ha lottato a fianco dei curdi per liberare la Siria dall’Isis?

Serve un impegno di tutti noi contrastare Daesh, per questo l’azione turca va condannata, perché mette in discussione tutti i morti che ci sono stati nel difendere un pezzo di Mediterraneo dall’Isis.

In questo bisogna essere più chiari. Non possiamo lasciare solo i curdi a contrastare lo Stato islamico.

L’ex ministra Trenta sollecitata da un invito degli Usa non ha lasciato le truppe italiane a coprire il corridoio umanitario tra Siria e Turchia. La presenza italiana è svanita ancor prima che svanisse quella americana in territorio mediorientale.

La richiesta americana è arrivata pochi giorni prima della crisi istituzionale di agosto, per questo il governo è in parte giustificato. Ad aver sbagliato sono stati soprattutto i governi europei che in quel momento erano maggiormente in grado di rispondere. L’errore, se ci fu, non fu soltanto della ministra Trenta: è una responsabilità che dobbiamo assumerci tutti. Il presidente del Consiglio è in ottimi rapporti con Trump. Credo che una telefonata del premier Giuseppe Conte per chiedere che gli americani ripensino il ritiro dalla Siria possa essere un primo passo.

Le minacce di Erdogan fanno paura all’Italia e all’Europa?

Molto poco. Fin da subito i Paesi europei hanno risposto che non hanno paura. Le azioni di Erdogan provocheranno, in ogni caso, ondate di profughi. Dobbiamo essere pronti con un impegno umanitario (ci sarà anche questo nella risoluzione che presenteremo domani) ed eventualmente il sostegno a un’azione che fermi la Turchia attraverso altri strumenti.

loading...