Giustizia predittiva: prospettive e rischi legali dell’intelligenza artificiale

Che cosa vuol dire usare l’Ia in funzione predittiva? Quali algoritmi regolano il settore? E davvero arriveremo ai giudici-robot? Una panoramica sul tema più caldo nel legal-tech

giustizia dea
(Immagine: pixel2013/pixabay)

Una delle frontiere più avanzate dello sviluppo tecnologico nella società contemporanea è legata all’impiego sempre più esteso di strumenti di intelligenza artificiale in molti ambiti delle attività umane.

Che cosa si intende per intelligenza artificiale

Per intelligenza artificiale (Ia) intendiamo quel complesso di metodi, teorie e tecniche scientifiche che tendono a riprodurre, attraverso calcoli e algoritmi, le capacità cognitive degli esseri umani; sono prodotti di intelligenza artificiale alcuni oggetti e servizi già di uso comune o in fase di avanzata sperimentazione, come per esempio i virtual assistent, i chatbot, i sistemi di riconoscimento facciale, i traduttori automatici, i veicoli a guida autonoma ecc.

L’obiettivo pratico dell’intelligenza artificiale è essenzialmente quello di far eseguire alla macchina compiti complessi precedentemente svolti dall’uomo, risparmiando tempo e denaro. In tempi recenti si è sviluppato, in Italia e all’estero, un dibattito sempre più serrato circa le potenzialità e i limiti all’uso di algoritmi e strumenti di intelligenza artificiale in ambito legale.

In questo contesto, uno dei temi più controversi è quello della cosiddetta giustizia predittiva, cioè della possibilità di prevedere l’esito di un giudizio tramite l’ausilio di sistemi di calcolo e algoritmi. L’impiego dell’intelligenza artificiale in funzione predittiva, oltre ai benefici e ai vantaggi che può portare nella gestione del sistema giudiziario in termini di risparmio di tempi e costi, solleva interrogativi e perplessità di natura etica e giuridica.

Se a una prima impressione il dibattito sulla giustizia predittiva può sembrare materia affine più alla fantascienza che all’attualità, la realtà ci dice che le cose non stanno affatto così. Ecco qui una breve panoramica sui temi più discussi e sulle prime, embrionali, applicazioni dell’Ia nel campo della giustizia predittiva.

La Carta etica europea su l’uso dell’Ia nei sistemi giudiziari

La prospettiva di un impiego sempre più esteso dell’Ia nell’amministrazione della giustizia suscita all’interno delle istituzioni un atteggiamento di interesse da un lato, e di apprensione dall’altro.

Una riprova è data dalla pubblicazione della Carta etica europea su l’uso dell’Ia nei sistemi giudiziari e il loro ambiente (European Ethical Charter on the Use of Artificial Intelligence in Judicial Systems and their environment) ad opera della Commissione per l’efficienza della giustizia in seno al Consiglio d’Europa (Cepej), nella sessione del 3-4 dicembre 2018.

La Cepej (acronimo di European Commission for the Efficiency of Justice) è la commissione per l’efficienza della giustizia in seno al Consiglio d’Europa, il cui compito è analizzare e supervisionare il funzionamento e l’efficienza dei sistemi giudiziari dei Paesi membri del Consiglio d’Europa.

La Carta etica europea, nell’incoraggiare l’uso di strumenti e servizi di Ia per migliorare l’efficienza e la qualità della giustizia, enuncia cinque principi ai quali dovranno attenersi i soggetti pubblici e privati responsabili del progetto e dello sviluppo di questi strumenti e servizi:
principio di rispetto dei diritti fondamentali (principle of respect for fundamental rights);
principio di non discriminazione (principle of non-discrimination);
principio di qualità e sicurezza (principle of quality and security);
principio di trasparenza, imparzialità ed equità (principle of transparency, impartiality and fairness);
principio “sotto il controllo dell’utente” (principle “under user control”).

Per un interessante approfondimento sul contenuto della Carta etica, e più in generale sulle prime applicazioni e le prospettive dell’Ia nella giustizia, rinviamo all’approfondimento pubblicato su Altalex, dal titolo Intelligenza artificiale e giustizia, verso un giudice robot?.

L’algoritmo Compas

Uno dei settori legali nei quali il ricorso all’Ia impone agli operatori e alle istituzioni la massima cautela è quello della giustizia penale, per la rilevanza degli interessi in gioco, primo fra tutti il bene della libertà personale.

La giustizia predittiva in ambito penale ha già trovato una prima applicazione negli Stati Uniti, in particolare nel Wisconsin, con l’algoritmo denominato Compas (Correctional offender management profiling for alternative sanctions), il quale valuta e determina il rischio di recidiva di un imputato in base alle risposte date a un questionario composto di 137 domande, che riguardano età, attività lavorativa, vita sociale, istruzione, uso di droga, opinioni personali, percorso criminale ecc.

La Corte Suprema del Wisconsin ha ritenuto legittimo l’uso di questo algoritmo nella determinazione della pena, specificando tuttavia che lo strumento non potrebbe essere l’unico elemento su cui fondare una pronuncia di condanna.

Il giudice-robot e l’esperienza dell’Estonia

Quando si parla di applicazioni dell’intelligenza artificiale alla giustizia, la mente corre inevitabilmente alla figura, tanto affascinante quanto inquietante, del giudice-robot.

Anche qui la realtà sta superando la fantasia (o la fantascienza), se è vero che in Estonia si è deciso di sperimentare dei robot che svolgono la funzione di giudici per risolvere le controversie di minore entità (fino a 7mila euro di valore) per smaltire l’arretrato.

Per approfondire l’esperienza estone, e più in generale i rischi e le preoccupazioni legate all’impiego di giudici-robot nell’amministrazione giudiziaria, vi suggeriamo l’articolo L’intelligenza artificiale applicata alla giustizia: i giudici-robot, pubblicato su Altalex.

Leggi anche

Potrebbe interessarti anche

loading...

Lascia un commento