L’immigrazione torna in cima all’agenda del governo

AGI – Le voci di un rimpasto, che continuano a rincorrersi, vengono smentite da tutti gli azionisti del governo: non solo da Zingaretti (e da Conte), ma anche da Di Maio e Renzi. È un capitolo che si potrebbe riaprire alla ripresa dei lavori parlamentari, intanto l’esecutivo è concentrato sui dossier urgenti. Uno dei più delicati è quello legato alla gestione del flusso dei migranti in arrivo. La missione in Libia del ministro Guerini ma soprattutto il lavoro di questi giorni dei ministri Di Maio e Lamorgese sulla Tunisia di sono funzionali ad affrontare un fenomeno che continua a preoccupare la maggioranza e l’esecutivo. Un ‘dossier’ complicato con l’Italia che da tempo invoca l’aiuto dell’Unione europea e con Salvini che continua ad attaccare palazzo Chigi.

Il presidente della Tunisia Said, incontrando le autorità italiane, ha assicurato il proprio impegno a fare da argine, ha fatto sapere all’esecutivo di voler combattere “gli organizzatori visibili ma anche quelli che agiscono dietro le quinte”, ha ribadito nel suo discorso che non è solo “una questione di sicurezza ma anche economica”, ha sottolineato che “la questione è legata anche alla distribuzione non equa del lavoro nel mondo”, ha chiesto insomma “un approccio non più tradizionale per gestire l’immigrazione”.

Dal 10 agosto i rimpatri dall’Italia torneranno ad essere regolari e il flusso è diminuito in questa settimana. Un ‘big’ dem, invitando il Movimento 5 stelle ad ammorbidire la posizione anche sul tema dei fondi a Tunisi, vede il rischio che la Turchia e la Cina si inseriscano in quello scacchiere, che si possa creare un nuovo ‘caso Siria’, paragona l’operazione necessaria in questi mesi a quella messa su per l’Albania a metà anni Novanta. Anche di questo si è parlato martedì al Copasir.

Ieri una delegazione di sindaci siciliani si è recata al Viminale, spiegano fonti parlamentari, per spiegare che l’isola è particolarmente provata, soprattutto dal punto di vista del turismo. Del fenomeno immigrazione hanno parlato il ministro Lamorgese e Zingaretti in un lungo colloquio nel quale il segretario dem ha ribadito la fiducia nel titolare degli Interni, riconosciuto come un punto di equilibrio nella composizione giallo-rossa. 

Il timore di un “settembre caldo”

L’approccio al fenomeno dell’immigrazione è variegato nella maggioranza, come testimoniano le divisioni tra Pd e M5s, ma anche la difficoltà registratasi sulle modifiche ai dl sicurezza. Mercoledì è intervenuto Renzi: “Dobbiamo – ha spiegato – sapere che la battaglia per la legalità è una battaglia contro la paura: non è accettabile che nel 2020 qualcuno sia discriminato per il colore della pelle. Dobbiamo fare come quel bambino che dice al papà “c’e’ posto per tutti”, ha osservato. Ma in cima all’agenda dell’esecutivo c’e anche l’allerta per un possibile ‘settembre caldo‘. Allerta lanciata settimane fa. E sulla quale si è discusso martedì durante l’audizione del ministro al Copasir alla presenza proprio del ministro Lamorgese.

Si è parlato, secondo quanto si apprende, del rischio di una convergenza tra manifestazioni degli anarco-insurrezionalisti e dell’estrema destra (ai primi di settembre, tra l’altro, a Roma dovrebbe esserci una protesta di CasaPound). Del pericolo che il disagio sociale possa sfociare in un malessere più profondo e in episodi come quello che si è verificato a Palermo, con l’assalto ad un supermercato in piena emergenza sanitaria.

È in atto – avrebbe riferito il titolare del Viminale – una ricognizione capillare sulle prefetture. Sullo sfondo poi la preoccupazione che la camorra e la mafia possano fare un passo avanti e ritagliarsi un ruolo nella gestione del ‘welfare della malavita’ in un momento in cui le imprese sono in difficoltà. Con il governo impegnato a trovare una soluzione sulla Cig e sul blocco dei licenziamenti.

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