Ora esiste anche una versione di Telegram in friulano

Un gruppo di volontari ha tradotto l’interfaccia dell’applicazione di messaggistica. L’obiettivo è dare un futuro alle lingue di minoranza

(Photo Illustration by Thomas Trutschel/Photothek via Getty Images)

“Mandi, o jeri seneôs di vioditi! Cemût? Âstu viodût che Telegram al è voltât ancje par furlan?”. No, non è andata in tilt la tastiera di chi scrive e se leggendo avete capito solo Telegram è perché forse non vivete fra Udine, Gorizia e Pordenone. Da quelle parti la chiamano marilenghe (“madrelingua”) e a decifrare per tutti il significato di questa frase ci pensa Martino Buchini da Cervignano: “Ciao, mi fa molto piacere vederti! Come va? Hai visto che Telegram è stato tradotto anche in friulano?. È il lavoro che quattro volontari della zona hanno svolto in un anno e mezzo: dare ai friulani la possibilità di accedere a contenuti e risorse di tutto il mondo attraverso un’app utilizzata da 400 milioni di utenti, con la lingua che più rimanda alle radici culturali della loro terra.

Sono circa 610mila le persone che parlano friulano, in 173 comuni della regione e un piccolo sconfinamento in tre località del Veneto (dati Arlef – Agenzia regionale per le lingue friulane). È il bacino d’uso per quello che secondo la legge italiana è più di un dialetto, visto che la numero 482 del 1999 lo riconosce come lingua al pari di altre undici, dal catalano all’occitano, dal sardo al ladino. Via libera dunque all’uso del marilenghe a scuola, nei consigli comunali, nei procedimenti penali, negli uffici delle amministrazioni pubbliche, nella redazione degli atti (restano ufficiali solo quelli in italiano), nella ricerca e nei corsi dedicati dalle università, nelle trasmissioni del servizio pubblico radiotelevisivo.

Telegram in friulano, difficile capirlo per i non nativi
Telegram in friulano, difficile capirlo per i non nativi

Così, non sorprende che il team coordinato da Buchini si sia rivolto all’Arlef, l’ente regionale per la tutela e la promozione del furlan (in inglese Friulian), per ottenere un supporto filologicamente corretto nella traduzione dell’interfaccia di Telegram “la app di messaçs plui svelte dal mont”. È solo una, questa, delle quasi 15mila stringhe tradotte dai volontari (oltre a Buchini anche Astrid Virili, Diego Della Rossa e Fulvio Romanin) e da due consulenti Arlef, per le versioni Android, iOS, Windows, macOs e Android X dell’applicazione.

Tradurre Telegram

Le lingue ufficiali di Telegram fino a oggi sono inglese, spagnolo, tedesco, olandese, italiano, francese, arabo, portoghese, coreano, malese, russo e ucraino, ma la lista è in espansione e dal 2018 è disponibile una piattaforma aperta al contributo di “linguisti, professionisti o appassionati di lingue”, dove “chiunque può suggerire traduzioni e votare per le migliori, in modo che sia la community a guidare la traduzione di Telegram”, recita la linea guida. Tale funzione vale anche per il friulano tradotto dal gruppo volontari-Arlef che, benché non compaia nell’elenco ufficiale, per attivarlo “al baste che tu vierzis chest link, “ti basta aprire questo link” spiega Buchini (sul computer è necessaria l’applicazione Telegram desktop).

Tradurre Telegram, ecco come appare la piattaforma
Tradurre Telegram, ecco come appare la piattaforma nella pagina del friulano

Dal log in alle funzioni di chat, dalle impostazioni generali al profilo, il team ha tradotto ogni sezione con frasi come “jentre tal grup” (“Unisciti al gruppo”), “Ce isal lât stuart?” (“Cosa è andato storto?”), “O provìn a rispuindi prin che o podìn, ma a voltis i vȗl un pȏc” (“Proviamo a rispondere quanto prima, ma potrebbe volerci del tempo”). Non sono necessarie particolari conoscenze informatiche e, con un’anteprima immediata, è possibile aggiungere con facilità qualunque lingua da zero. “Puntiamo a ottenere il riconoscimento ufficiale di Telegram, dimostrando serietà e costanza nell’aggiornamento e nella manutenzione degli script”, – spiega Buchini. “Anche a questo scopo la collaborazione con Arlef avrà un valore aggiunto”.

All'interno di ogni client gli script da tradurre sono divisi in varie sezioni
All’interno di ogni client gli script da tradurre sono divisi in varie sezioni

D’altro canto, la stessa Telegram spiega che usare l’app sarà molto più facile “se concetti familiari avranno nomi familiari” e chiede agli aspiranti traduttori di “usare un bel linguaggio che faccia apparire l’app come costruita nella tua regione”. Alcuni script, espressioni o testi interi della versione friulana sono fisiologicamente rimasti in italiano o in inglese (termini tecnici come peer to peer, background o roaming). È il caso delle Faq, dell’informativa privacy e di tutte quelle informazioni di sistema “critiche” per il funzionamento dell’app enunciate “in 101 stringhe che non è stato possibile tradurre, sulle 14.963 totali a oggi”, osserva Buchini.

Telegram in friulano, alcune schermate di impostazione
Telegram in friulano, alcune schermate di impostazione

Un futuro per le lingue delle minoranze

“Il mondo ci porta a usare l’inglese per comunicare con persone distanti, ma per molti giovani e in diversi centri l’idioma della familiarità è il friulano. Tutti conosciamo sui social network gruppi fra il goliardico e il folkloristico, ma è la prima volta che viene tradotta in una lingua locale l’interfaccia di una piattaforma simile”, spiega Buchini. “Le lingue di minoranza hanno spesso l’onere della prova, devono giustificare il motivo per cui esistono” – spiega Romanin, che ha già tradotto in friulano le 20mila stringhe di WordPress – “Noi invece vogliamo essere propositivi e con Arlef stiamo immaginando il futuro del friulano, creando la koiné di una lingua viva che può essere formalmente attiva senza timori, non solo da preservare ma dotata anche di strumenti per esprimersi e guardare avanti: su questo progetto nessuna ‘lega di noialtri’ o separatisti vari potranno mai mettere la loro bandiera”.

“È un’iniziativa nata dal basso da parte di appassionati di Telegram e di lingua” – chiosa Buchini: “l’abbiamo lanciata, ora siamo curiosi di vedere l’effetto che avrà”. E allora chissà se qualcuno, tra un mandi e un vonde, magari inviato sotto forma di “adesif” (sticker) alla fine penserà: “Ben po, biele cheste. Cumò lu dîs a ducj i miei amîs, pardabon a varan gust di doprâ Telegram cu la marilenghe!”.

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