Coronavirus: le fake news circolano più velocemente sui social network?

Secondo una nuova analisi, le informazioni false sul coronavirus non circolano più velocemente delle notizie provenienti da fonti attendibili. Lo studio su Scientific Reports

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Aggiornamenti, ipotesi, conferme, smentite, voci e dicerie. Lo sappiamo fin troppo bene: durante la pandemia del nuovo coronavirus siamo stati tempestati da dati, notizie e informazioni, sia vere che false. In un fenomeno che viene chiamato infodemia, ovvero la circolazione incontrollata di una quantità eccessiva di informazioni (anche non attendibili) che rendono estremamente difficile al grande pubblico orientarsi su uno specifico argomento, il coronavirus. Ma in che modo ci siamo informati dall’inizio della pandemia? A rispondere è oggi un team di ricercatori, tra cui Walter Quattrociocchi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, in uno studio che offre finalmente un quadro dettagliato delle piattaforme social più utilizzate e degli argomenti più cercati durante questi mesi di pandemia. Tra i risultati più significativi è emerso, per esempio, che le fake news non viaggiano a maggiori velocità delle notizie provenienti da fonti attendibili. Lo studio è stato appena pubblicato su Scientific Reports.

Il termine infodemia viene utilizzato per sottolineare i pericoli legati alla disinformazione, che possono accelerare la diffusione dell’epidemia, influenzando fortemente il comportamento delle persone. “Per esempio, la Cnn ha diffuso la notizia sul possibile blocco della Lombardia per prevenire la diffusione del coronavirus, pubblicandola poche ora prima della comunicazione ufficiale”, si legge nel nuovo studio. “Di conseguenza, le persone sono fuggite dalla regione sovraffollando treni e aerei e vanificando, di conseguenza, l’iniziativa del governo di contenere l’epidemia”. A porre l’attenzione e a lanciare l’allarme sulla preoccupante infodemia è stata anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui la già complicata gestione della pandemia è stata accompagnata fin dal principio dalla cosiddetta epidemia delle informazioni, e dalla diffusione delle fake news sul coronavirus.

Per capire in che modo la diffusione delle informazioni sul coronavirus è circolata in questi mesi, i ricercatori del nuovo studio hanno svolto un’analisi comparata dell’attività degli utenti su 5 piattaforme social, ovvero You Tube, Instagram, Twitter, Reddit e Gab. Passando in rassegna i dati di oltre 8 milioni di commenti e post lasciati da oltre 3 milioni e mezzo di utenti in un arco di tempo di 45 giorni (dal primo gennaio al 14 febbraio scorso), i ricercatori hanno analizzato l’interesse e il coinvolgimento degli utenti sull’argomento coronavirus, riuscendo a valutare l’evoluzione delle conversazioni nel tempo su scala globale per ciascuna piattaforma. Inoltre, hanno adattato la diffusione delle informazioni in ogni piattaforma ai modelli epidemici. Dai risultati è emerso, per esempio, che Gab è la piattaforma social più suscettibile alla diffusione delle fake news. Anche se, sottolineano i ricercatori, le informazioni provenienti da fonti attendibili e quelle da fonti non attendibili non hanno registrato differenze significative nei modelli di diffusione.

Comprendere le dinamiche tra la diffusione delle informazione e le piattaforme social, raccontano i ricercatori, è fondamentale per tener conto dei comportamenti sociali e, di conseguenza, per mettere a punto strategie di comunicazione più efficaci durante la pandemia. “Il passaggio scientifico cruciale che esce dal lavoro è che i modelli epidemici non sono il massimo per spiegare i processi informativi (pare che non colgano l’omofilia, ovvero che prendiamo informazioni aderenti alla nostra visione e ignoriamo quelle a contrasto che poi è il nostro marchio di bottega)”, commenta Quattrociocchi sul suo profilo Facebook. “E dulcis in fundo esce chiaro che la storia delle informazioni false vanno più veloci delle vere è una boiata pazzesca”.

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