È morto il grande designer Enzo Mari

Noto per aver disegnato oggetti indimenticabili come il puzzle 16 animali o la sedia Delfina, fu anche un importante studioso che ha ribadito l’importanza dell’etica e della funzionalità nel design

È morto all’età di 88 anni Enzo Mari, considerato a livello italiano e internazionale come uno dei più grandi designer e teorici del design degli ultimi decenni. A comunicare la notizia è stato l’architetto Stefano Boeri, presidente della Triennale di Milano, che sul suo profilo Facebook ha scritto: “Ciao Enzo. Te ne vai da gigante“. Nato nel 1932 a Cerano, in provincia di Novara, negli anni Cinquanta Mari studiò arte e letteratura all’Accademia di Brera avvicinandosi, tramite i suoi studi sulla percezione visiva, al gruppo dell’Arte cinetica dove conobbe Bruno Munari. Finiti gli studi la sua attenzione si concentrò subito sul design industriale, iniziando a collaborare con l’azienda milanese di arredi Danese, per la quale realizzò oggetti divenuti presto simbolo come il puzzle a incastro 16 animali o il vassoio Putrella.Negli anni successivi continuò a progettare elementi di design divenuti veri e propri punti di riferimento, dalla sedia imbottita Sof-Sof per Driade a quella essenziale Delfina per Rexite, che gli valse la prima vittoria del Compasso d’Oro, il massimo riconoscimento modiale per un designer, nel 1979 (se lo aggiudicò poi altre quattro volte, l’ultima nel 2011 come premio alla carriera). La sua carriera continuò poi con il cestino inclinato In Attesa e il calendario da parete Formosa, realizzati sempre per Danese, la sedia Tonietta per Zanotta, le pentole Copernico per Zani&Zani e lo spremiagrumi Squeezer per Alessi e molti altri ancora. Nel 1974 anticipò tendenze più recenti dell’arredamento mettendo a punto la Sedia N.1, una seduta economica pensata per essere assemblata direttamente dall’acquirente.

Accanto ai suoi progetti pratici, in ogni caso, Enzo Mari insegnò in diverse università fra cui anche il Politecnico di Milano e si dedicò con grande convinzione agli studi teorici e alla filosofia del design: “Mari non è un designer, è la coscienza di tutti noi, è la coscienza dei designers”, disse di lui un altro grande designer come Alessandro Mendini. Nostalgico dei fasti degli anni Sessanta e Settanta e critico nei confronti delle derive marketing degli Ottanta, Mari insisteva pervicacemente sull’utilità funzionale degli oggetti di design, sulla loro integrazione necessaria nella vita quotidiana e sull’importanza di trasformare gli utenti da consumatori passivi a figure attive nell’esperienza con l’oggetto.

Nel 1999 scrisse il Manifesto di Barcellona, in cui ribadiva come fosse necessario tornare alla “tensione utopizzante” del design e rimettere al centro l’etica come “obiettivo di ogni progetto“. Solo lo scorso 17 ottobre era stata inaugurata alla Triennale di Milano la retrospettiva Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli, mostra che rimarrà allestita fino al prossimo 18 aprile.

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