Perché per la Procura di Milano le app di food delivery devono assumere 60mila rider

Contestate ammende per 733 milioni di euro ad alcune delle principali società di food delivery nell’ambito di un’inchiesta su salute e sicurezza dei fattorini

VIA LAGRANGE, TURIN, ITALY – 2020/03/12: A Uber Eats rider wearing a respiratory mask rides past a Camicissima shop. The Italian government shutted down majority of stores to halt the spread of COVID-19 coronavirus outbreak. (Photo by Nicolò Campo/LightRocket via Getty Images)

Un’indagine della procura di Milano ha portato ammende per 733 milioni di euro contestate a società di food delivery per la violazione di norme sulla salute e sicurezza sul lavoro dei rider. “Sessantamila lavoratori” delle società Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo, dovranno inoltre essere assunti come “coordinati e continuativi”, sulla base di verbali notificati alle stesse aziende. Lo hanno riferito, in una conferenza stampa web, le autorità che hanno condotto l’inchiesta e indagano sei persone tra le aziende coinvolte. Titolari del fascicolo sono la pm Maura Ripamonti e il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano secondo cui, in base a quanto riporta l’Ansa “l’inchiesta si è imposta perché questa situazione di illegalità è palese”.

L’indagine è stata avviata durante il lockdown, quando i rider hanno svolto una funzione essenziale consegnando i pasti nelle abitazioni ma incorrendo anche in alcuni incidenti stradali. Da lì i carabinieri del Nil, comando per la tutela del lavoro guidati da Antonino Bolognani, hanno verificato la posizione di 60mila fattorini, accertando il tipo di rapporto di lavoro anche con Inail e Inps e le dinamiche esistenti con la piattaforma digitale. La conclusione, per il procuratore Francesco Greco, è che si tratta di un rapporto subordinato. Nei verbali inviati la Procura chiede ai datori di lavoro di applicare contratti adeguati e assunzioni, considerare cioè i rider non più come lavoratori autonomi e occasionali, ma para subordinati.

“Se le aziende pagheranno queste ammende, ciò consentirà loro l’estinzione del reato”, ha aggiunto Bolognani. Intanto i rider in Italia “hanno un trattamento di lavoro che nega loro un futuro”, ha detto Greco: “Hanno un permesso di soggiorno regolare, ma non permettiamo loro di costruirsi una carriera adeguata. Non è più tempo di dire che sono schiavi, ma è tempo di dire che sono cittadini. Su Uber Eats, già coinvolta in un’inchiesta per caporalato e commissariata, è stata aperta un’indagine fiscale. Gli effetti dell’attività investigativa potrebbero essere rivoluzionari per il settore, che stava faticosamente cercando un accordo per il contratto dei rider e aveva visto JustEat lanciare una campagna di assunzioni di mille persone in due mesi a partire da marzo.

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