In Europa ci sono stati quasi 300 attacchi contro le antenne 5G

Uno studio evidenzia gli effetti delle fake news sullo sviluppo delle nuove reti: 288 assalti agli impianti nel 2020, 30 dall’inizio dell’anno. Il boom durante i mesi più duri della pandemia

Protesta contro il 5G a Torino (foto di Marco Bertorello/Afp via Getty Images)
Protesta contro il 5G a Torino (foto di Marco Bertorello/Afp via Getty Images)

Le reti 5G sono da tempo oggetto di disinformazione e teorie del complotto. Sebbene nessuna di queste tesi abbia fondamento, la diffusione di bufale sul 5G ha avuto degli impatti non trascurabili nella vita reale, soprattutto negli ultimi mesi. Secondo un recente rapporto curato dalle associazioni del settore delle telecomunicazioni Etno e Gsma, nell’ultimo anno le fake news sulle reti di quinta generazione hanno provocato più di 288 attacchi incendiari contro le antenne e diversi episodi di violenza nei confronti di lavoratori di aziende del settore in 13 paesi europei. Nei soli primi tre mesi del 2021 ci sono stati 30 attacchi contro i ripetitori 5G.

Il rapporto, che è anche una guida per le comunità locali sulla sicurezza e le opportunità del 5G, registra un aumento della diffusione della disinformazione sulla nuova tecnologia dall’inizio della pandemia di Covid-19, come raccontato anche da Wired con una mappa che tracciava il boom di ordinanze contro il 5G dei Comuni italiani durante l’emergenza nel 2020.

Come ha spiegato Wired in un podcastla pandemia è stato il contesto perfetto per una saldatura tra teorie di gruppi che si opponevano al 5G e le notizie false sul nuovo coronavirus. In rete hanno trovato spazio tesi del tutto infondate, secondo cui il 5G provocava Covid-19 oppure indeboliva il sistema immunitario di chi era esposto alle radiazioni.

Assalto agli impianti

L’Organizzazione mondiale della sanità è stata costretta ad aggiungere le bufale sul 5G alla sua lista di fake news sul nuovo coronavirus, ma è stato proprio nella primavera del 2020 che a causa di queste bufale sono iniziati gli attacchi ai ripetitori in Europa come negli Stati Uniti. Le antenne sono state vandalizzate o incendiate in Gran Bretagna, Irlanda, Olanda, Francia, Cipro, Belgio, Svezia e Finlandia, con alcuni lavoratori minacciati e diverse persone arrestate.

È successo anche in Italia. Come racconta Repubblica, a Maddaloni, in provincia di Caserta migliaia di persone sono rimaste senza rete per giorni dopo il danneggiamento di antenne, peraltro di reti 3G e 4G. Nello stesso periodo di tempo nel nostro Paese, si sono anche moltiplicate le ordinanze per bloccare l’installazione delle antenne di ultima generazione, come monitorato per mesi da Wired.

Le preoccupazioni per gli effetti sulla salute pubblica delle reti mobili “sono state sollevate sin dall’introduzione delle reti 2G, risalente ormai a 30 anni fa, ma non hanno mai trovato conferma”, si legge nel rapporto Etno-Gsma. Come dire: il lupo perde il pelo ma non il vizio. Anche perché tutte le indagini scientifiche sul 5G ne hanno ribadito la sicurezza. Così ha fatto lo scorso marzo la Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non-ionizzanti (Icnirp), dopo uno studio di sette anni.

Come ricorda il Corriere delle comunicazioni, anche la commissaria alla salute dell’Unione europea Stella Kyriakides ha ribadito che l’esposizione ai campi elettromagnetici è inferiore ai limiti raccomandati dal Consiglio europeo. Nessuna di queste notizie sembra però essere stata ancora sufficiente per far cambiare idea a chi si oppone al 5G.

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