Qatargate, Eva Kaili resta in carcere

L’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, detenuta dal 9 dicembre scorso nell’ambito dell’inchiesta sul Qatargate, dovrà restare ancora in carcere per almeno un mese. Kaili, secondo quanto riferito in una nota diffusa dalla procura federale belga, può ora fare appello contro la decisione presa dai giudici della Camera di consiglio entro 24 ore. In tal caso, dovrà comparire davanti alla Camera d’accusa presso la Corte d’appello di Bruxelles entro 15 giorni. Tuttavia Kaili non ricorrerà in appello, ha fatto sapere in serata il suo legale.

“Non è mai stata corrotta” e “spero che la liberino presto”. aveva detto in mattinata Mihalis Dimitrakopoulos, avvocato di Kaili, arrivando al tribunale di Bruxelles dove questa mattina si tiene l’udienza per decidere sulla permanenza in carcere della ex vice presidente del Parlamento europeo agli arresti per l’inchiesta del Qatargate. La decisione sarà presa questa sera tardi. 

“Abbiamo chiesto che la signora Kaili possa essere sottoposta al regime di sorveglianza elettronica”, hanno detto i due avvocati dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Andrè Rizopoulos e Mihalis Dimitrakopoulos. Eva Kaili “collabora attivamente” con gli inquirenti “e contesta ogni accusa di corruzione”, hanno aggiunto i legali.

Sulla politica greca arrivano intanto le accuse di una ex collaboratrice. “Eva Kaili è andata negli Stati Uniti per due volte con i soldi del Centro di Uguaglianza di Genere di Atene, finanziato dall’Eurocamera, solo per scopi personali“, ha detto la sua ex assistente Sofia Mandilara che ha lavorato per l’ex vicepresidente del Parlamento europeo dal 2013 al 2014. L’ex assistente ha raccontato alle telecamere di Mediaset inoltre di “non essere rimasta sorpresa del fatto che la sorella di Eva Kaili sia stata chiamata in causa. Infatti già nel 2013, pur non essendo autorizzata ad assumere sua sorella o parenti, la nominò direttore delle Relazioni Internazionali del Centro”, spiega Mandilara riferendosi all’assunzione di Mantalena Kaili al Centro di Uguaglianza di Genere di Atene nel 2013.

Si chiama Comitato per il futuro della scienza e della tecnologia (Stoa) ed è un panel dell’Eurocamera fondato ‘per la realizzazione di progetti di valutazione tecnologica’ dal 2017 al 2022 diretto proprio da Eva Kaili, l’eurodeputata greca al centro dello scandalo Qatargate. Secondo fonti interne all’Eurocamera proprio la presidenza dello Stoa avrebbe dato alla greca “un’accelerazione improvvisa alla carriera ed un esposizione maggiore alle lobby e molti nuovi contatti con gruppi di interesse, soprattutto tecnologici”. Il comitato gode di un ‘advisory board’ di scienziati tra cui spicca un nome in cui ancora una volta Qatar e Italia tornato accoppiati, quello del professore molisano Salvino Salvaggio, direttore esecutivo presso l’Università Hamad Bin Khalifa e presso il Qatar Fund. Secondo le fonti consultate da ANSA la nomina di Salvaggio, entrato nell’advisory board di Stoa nel novembre 2020, fu “fortemente voluta dalla Kaili stessa”. Salvaggio non era il solo esperto introdotto dalla Kaili, dal 2018 infatti sono ricorrenti le presenze di membri dell’advisory board della Ong Elontech un’organizzazione dedicata alla cybersicurezza con attenzione speciale alle criptovalute fondata proprio da Mantalena Kaili, la sorella dell’eurodeputata greca.

“C’è un problema di regole che disciplinano l’attività di lobbying, la trasparenza”. Lo dice al Giornale Radio Rai (Rai Radio1) Danilo Ceccarelli, vice procuratore della Procura europea (Eppo) che indaga l’ex vice presidente dell’europarlamento Eva Kaili – coinvolta nello scandalo Qatargate – per frode e malversazione dei fondi europei. “Il Parlamento Europeo ha delle regole ma solo su base volontaria – prosegue il magistrato -, rendere obbligatoria una serie di criteri e limiti di questo tipo di attività sarebbe di beneficio per tutti, anche per noi che facciamo le indagini con un quadro giuridico più chiaro”, conclude. La procura europea ha chiesto il ritiro dell’immunità parlamentare per la Kaili.

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