Google “sgonfia” le mongolfiere per la connessione internet

Alphabet ha deciso di chiudere il suo progetto Loon, che aveva l’obiettivo di connettere in rete aree rurali attraverso palloni aerostatici

Pallone aerostatico di Loon con cui la società trasmette il segnale internet (immagine: Loon)

Google chiuderà Loon, il progetto per fornire connessione internet in aree remote del pianeta o colpite da calamità naturali con palloni aerostatici. Alphabet, la casa madre di Mountain View, dopo otto anni ha deciso di staccare la spina al programma sperimentale.

Nel 2013 il lancio del progetto: sfruttando i venti stratosferici, Loon avrebbe mobilitato la sua flotta per collegare a internet zone rurali, irraggiungibili con fibra o antenne, o per riportare online una zona colpita da un disastro naturale. Nel 2015 la connessione passa dal 3G a uno standard long term evolution (Lte), che permette l’accesso a internet a banda larga anche alle reti mobili, e il progetto inizia a stringere i primi accordi società di telecomunicazione come Vodafone, Telstra e Telefonica.

Loon è riuscita a conseguire alcuni traguardi. Nel 2019 in Perù, dopo un terremoto di magnitudo 8.0 che ha colpito la regione della foresta amazzonica, il governo si è affidato a Loon proprio per ristabilire le connessioni.

Nonostante questi riconoscimenti, ora i palloni di Loon dovranno però tornare a terra. A pesare sulla chiusura del progetto sono i costi troppo elevati e il fatto che Alphabet non sia riuscita a trovare partner per sviluppare la tecnologia e gestire il servizio nel medio e lungo termine. Per di più gli investimenti nell’internet satellitare hanno reso obsoleto il progetto, dato che riescono a fornire una copertura maggiore.

Non potrei essere più orgoglioso del team Loon e dei loro risultati”, ha scritto l’amministratore delegato della società, Alastair Westgarth. Nel suo annuncio della chiusura di Loon, Westgarth ha sottolineato come a suo avviso “il mondo necessita di un approccio stratificato per la connettività basato sulla terra, sulla stratosfera e sullo spazio, perché ciascuno strato è adatto a diverse parti del problema”. Chissà che qualcuno raccolga il suo auspicio.

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