Quando una fuga di dati online non serve a niente (se non a creare fake news)

Il caso di una tabella trafugata dal Dipartimento di epidemiologia del Lazio ha creato inutili speculazioni sui ricoveri da coronavirus, sulla base di dati peraltro già pubblici

I dati della Regione Lazio diffusi su internet da LulzSecIta
I dati della Regione Lazio diffusi su internet da LulzSecIta

Un nuovo attacco informatico mette alla prova la pubblica amministrazione: a farne le spese, il 24 settembre, è stato il Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio, dopo che il collettivo di banditi digitali noto come LulzSecIta ha divulgato su Twitter due tabelle apparentemente trafugate dalle infrastrutture informatiche dell’organizzazione. Nessuno dei due documenti – di cui solamente uno pubblicato integralmente su internet, mentre dell’altro è stato diffuso uno screenshot – contiene dati sensibili. Tuttavia, la seconda tabella riporta una colonna di nomi utente e una di password in chiaro (quindi non offuscate usando metodi di cifratura a maggiore protezione delle stesse), collegate ai nomi di decine di strutture sanitarie del Lazio, per un totale di 172 password. Non è noto a cosa si riferiscano le utenze compromesse, delle quali il Dipartimento è stato messo al corrente da Wired, il 24 settembre. 

Ma a solleticare la fantasia di molti commentatori online è stata soprattutto la prima tabella, di cui LulzSecIta non ha divulgato la versione integrale, dal titolo “Covid_ricoveri”, nella quale si fa riferimento agli anni 2020 e 2018-2019. Messe da parte le suggestioni di chi ha creduto di leggerci una prova della prematura comparsa del coronavirus nel Lazio, la tabella descrive esclusivamente i ricoveri ospedalieri di ogni settimana dall’inizio dell’epidemia, mettendoli a confronto con il medesimo dato dei due anni precedenti. 

“Tale attività è utile per poter identificare le aree cliniche per le quali si verifica una riduzione delle ospedalizzazioni e valutarne l’eventuale rilevanza ai fini di una riprogrammazione delle attività”, fanno sapere a Wired dall’organizzazione: “Non si tratta quindi di ricoveri per Covid-19: il nome della tabella è semplicemente un’etichetta di lavoro che ne sintetizza il contenuto, che misura l’impatto dell’epidemia sulle ospedalizzazioni”.

Dati aggregati e a scopo di monitoraggio dunque, che l’organizzazione ha raccolto nell’ambito del progetto Prevale (Programma regionale di valutazione degli esiti degli interventi sanitari) e che in parte erano già stati resi pubblici il 27 luglio di quest’anno, durante la presentazione del rapporto annuale dell’organizzazione, in Regione Lazio. L’iniziativa raccoglie le informazioni relative alle cure erogate da tutte le strutture sanitarie del territorio, utilizzando più di duecento indicatori che permettono di valutare diversi ambiti, come si legge nel sito ufficiale: assistenza ospedaliera, territoriale, specialistica, emergenza, registro dialisi, dipendenze, percorsi assistenziali. 

Le verità alternative

L’attacco informatico non ha causato disservizi significativi, quanto piuttosto una perdita di tempo, fanno sapere dal Dep Lazio, che in questi giorni ha ripristinato la gran parte delle pagine del proprio sito. Sarà invece difficile porre rimedio alla sostanziale disinformazione derivata da questa diffusione decontestualizzata di informazioni perfettamente legittime, che addirittura hanno fatto commentare ad alcuni utenti che “gli hacker sono l’unica speranza di questa epoca, capaci di mostrare al mondo quello che ci nascondono”.

Non solo il “leak” in questione non ha riguardato dati altrimenti sottratti al pubblico dominio da non meglio precisati poteri occulti, ma anzi ha avuto al suo centro delle informazioni già note e perfettamente descritte – soprattutto contestualizzate – in un video pubblicato dalla stessa organizzazione, nel quale si possono anche acquisire interessanti informazioni relative alla risposta delle diverse regioni all’epidemia di Covid-19. Segno tangibile che, ancora una volta, alla conoscenza non è sufficiente la totale trasparenza, ma anche gli strumenti per comprendere il mondo che osserviamo.

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