Apple è di nuovo sotto accusa per ostacoli alla concorrenza

La Commissione europea contesta la commissione del 30% applicata agli sviluppatori. Mentre negli Stati Uniti parte la causa intentata da Epic Games

Vestager
(Foto: flickr.com / Frieds of Europe)

Le politiche di funzionamento dell’App store finiscono sotto la lente in Europa per questioni di concorrenza: la Commissione ha inviato ad Apple una lettera di contestazioni formali. La tesi è che Cupertino abbia distorto la competizione nel mercato dello streaming musicale nell’area economica europea. Sono due le pratiche messe all’indice dall’autorità di Bruxelles: l’uso obbligatorio del sistema proprietario di acquisto in-app di Apple, attraverso cui la compagnia impone un 30% di commissioni agli sviluppatori che guadagnano oltre 1 milione di dollari l’anno e il divieto per gli sviluppatori presenti nell’App Store di informare gli utenti sull’esistenza di opzioni acquisto fuori dal circuito Apple.

L’azienda californiana potrà rispondere alle osservazioni nel giro di 12 settimane, ma questo rappresenta il primo passaggio di una possibile procedura che potrebbe portare a pesanti multe, fino al 10% del fatturato di Apple. Stando agli ultimi dati, sarebbero 27 miliardi di dollari, essendo i ricavi 2020 pari a 274,5 miliardi spiega The Verge. Il caso nasce da un esposto inoltrato alla Commissione nel 2019 da Spotify, che si riteneva danneggiata sull’App Store, dove si trova a competere con Apple Music per raggiungere lo stesso mercato. “Con Apple Music, Apple compete anche con i fornitori di musica in streaming. Stabilendo regole rigide sull’App Store che svantaggiano la competizione (su tali servizi, nda), priva gli utenti di scelte più economiche. Apple è in contrasto con la legge di competizione europea. A rimetterci sono i consumatori, ha spiegato la vicepresidente Margrethe Vestager.

Questo perché gli sviluppatori si ritrovano costretti a scaricare sull’utente la cosiddetta “Apple tax” e al tempo stesso l’App Store è l’unico marketplace per scaricare le applicazioni sui device nell’ecosistema chiuso di Apple, diventando inoltre l’intermediario per tutte le transazioni in-app. La compagnia di Cupertino ha replicato che “nessuno store nel mondo permette di pubblicizzare vendite alternative” aggiungendo che “le ragioni della Commissione per conto di Spotify sono l’opposto della corretta competizione”.

Per la stessa diatriba, oltreoceano è al via un processo che vede Apple di fronte alla casa di produzione di videogiochi Epic Games, il cui prodotto più famoso è Fortnite. L’anno scorso gli sviluppatori avevano lanciato un sistema di pagamento in-app per il gioco, che aggirava la commissione del 30%, venendo quindi espulsi dall’App Store. Di qui, la causa da 65 pagine intentata da Epic Games, con l’amministratore delegato Tim Cook che sarà testimone in aula a Oakland, in California. Epic Games chiede che le piattaforme come Apple e Google accettino sistemi di pagamento terzi. Al giudice spetterà l’ardua sentenza sulla natura dell’App Store.

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