Filippa Lagerbäck, ecco come ha fatto innamorare Bossari

Filippa Lagerbäck si racconta.

Filippa Lagerbäck racconta in un’intervista di come ha fatto innamorare Daniele Bossari. Ecco quanto riportato da “Oggi“:”

«Una bionda per la vita». Poteva essere solo lo slogan della celebre pubblicità della Peroni, quella in cui Filippa Lagerbäck, vestita da sposa, stringe un boccale di birra, anno 1993 

DUE UOMINI, UN DESTINO – Invece è diventato quasi un destino. Lo sa bene Daniele Bossari, che l’ha vista in quel poster e ha deciso: «È la donna della mia vita», come in effetti poi è stato, visto che si amano dal 2001. E così è andata anche per Fabio Fazio, che la bionda della birra l’ha scelta nel 2005 come il volto di Che tempo che fa e non l’ha più lasciata. È lei che accoglie e presenta gli ospiti della trasmissione.

Filippa, quando Fazio ha deciso di abbandonare la Rai, ha avuto dubbi se seguirlo o meno? «Volevo capire se Fabio mi considerava ancora adatta o se era più giusto puntare alla novità. Sono flessibile, non temo i cambiamenti: se mi avesse detto che preferiva cambiare, avrei fatto altro. Sono felice di essere rimasta con la mia famiglia professionale, Fabio e Luciana Littizzetto. Mi sento fortunata a lavorare con loro».

Si è mai sentita sacrificata nel suo ruolo? «Non avrei mai accettato una situazione che non sentivo giusta per me. Il mio compito era chiaro sin dall’inizio, e mi va bene perché mi ha permesso di essere me stessa, di proporre il mio stile. Nessuno sceglie i miei look, per esempio. E poi quel ruolo mi ha portato tante opportunità lavorative e la possibilità di spendere la mia professionalità in altri ambiti con l’aiuto dei social: la mia passione per la natura, per la biciletta e i viaggi sono diventate trasmissioni tv, libri, podcast. Adesso, per esempio, conduco Le vie green di Filippa, una nuova rubrica del programma Icarus Ultra, un viaggio alla scoperta dei territori, in onda su Sky».

Da 18 anni lavora a Che tempo che fa. Quale incontro l’ha più colpita? «I grandi personaggi sono anche i più semplici. Dario Fo era una persona fantastica: stava dietro le quinte con noi a chiacchierare di tutto. E poi c’è George Clooney: per lui ho vinto la mia timidezza e durante la pausa per la pubblicità mi sono lanciata. Volevo una foto con lui e mi sono detta “pazienza se mi licenziano”. Poi ci sono state anche le delusioni. Lo staff di Madonna ci ha chiesto di cambiare persino il backstage e le tende di ingresso allo studio. Io ho dovuto cedere il mio camerino».

Che cosa le hanno insegnato Fazio e Litizzetto? «Luciana è una donna straordinaria, ha un cuore enorme. Si batte per i più fragili, anche a telecamere spente. Lei mi ha insegnato l’ironia. Non si direbbe ma io sono una battutara. E Fabio mi ha insegnato che bisogna studiare sempre: tutta la settimana lavora per fare la puntata, si documenta, sa tutto dei personaggi che intervista. Mai visto un professionista come lui! Lo ammiro anche perché sa passare con grazia dal parlare di guerre e dei problemi del Paese, al film comico o alla situazione che fa ridere».

Ha iniziato la sua carriera come modella ma non sembra dare così importanza al suo aspetto. «Il lavoro di modella mi ha consentito di lasciare la Svezia e scoprire il mondo. Mia madre, che è medico, mi ha sempre detto: “Non perdere tempo davanti allo specchio, il tuo aspetto non conta”. Avevo appena finito il liceo e mi preparavo a frequentare Economia. Ero molto secchiona. Decisi di prendermi un anno sabbatico che poi dura tuttora… Quando lo dissi al mio professore, pianse: “Non studierai più, peccato”. Aveva ragione, ma sono una persona realizzata, conta solo questo.
La mia bellezza è stata un mezzo, non una scorciatoia. Sono riuscita a costruirmi un equilibrio e un’armonia che mi rendono soddisfatta».

Filippa Lagerbäck, la forza di gravità, però, prescinde dallo spirito: si aiuta con la medicina estetica? «Ho fatto il picotage, punture con prodotti biorivitalizzanti, e mi piacciono le creme. Non amo il botox e i filler perché non voglio vedermi finta. È difficile accettare le rughe ma bisogna farsene una ragione e provare a invecchiare con grazia. Avere un rapporto profondo con la natura mi ha aiutato molto. Metto le mani nella terra e sto bene. Con Daniele siamo andati a vivere a Varese per la scuola di nostra figlia Stella ma poi non abbiamo più avuto voglia di tornare a Milano. Anzi, ci trasferiremo ancora più lontano da tutti. Sogno di avere un orto».

Ha festeggiato 50 anni, che cosa tiene e cosa butta del passato? «Non butto nulla. Le brutte esperienze mi hanno fatto crescere. Mi tengo la serenità e la consapevolezza raggiunte. Mi sono pesati questi 50 anni, ci sono giorni che mi vedo vecchia e altri giovane, ma sono contenta di aver tagliato questo traguardo come volevo. Ho fatto bellissimi viaggi con la famiglia, un road trip con un’amica e ho girato con mia madre. Mi sono resa conto che il regalo più importante che puoi fare a chi ami è dargli il tuo tempo».

Che cosa ne pensa di come vengono trattate le donne in Italia? «Quando nacque Stella, i giornalisti italiani mi chiedevano: “Daniele ti aiuta? Quando lavori, con chi sta Stella?”. Domande che mi facevano imbestialire. Che la donna sia l’unica responsabile nel mandare avanti la famiglia non è giusto, io non ci sto. Credo sia in atto un cambiamento anche in Italia. Forse bisognerebbe studiare un modello come quello svedese: da noi i dirigenti vanno via alle 15 per prendere i figli all’asilo e poi lavorano da casa. Nessuno si stupisce».

Daniele è stato anche un marito difficile: ha avuto problemi di depressione e alcolismo. Come siete arrivati all’armonia che c’è ora? «Non abbiamo mollato. Abbiamo una storia così importante che voler stare insieme è stato più forte di tutto. A un certo punto ci eravamo detti “basta”, io non riuscivo ad aiutarlo, ma poi entrambi abbiamo pianto tutta la notte e lì ho capito che non volevo rinunciare a lui. Adesso abbiamo alti e bassi, come tutti, ma c’è amore e io ho molta pazienza. Credo che ci abbia aiutato cercare sempre il dialogo. E ora che nostra figlia abita per conto suo, ci siamo ripresi degli spazi e ci siamo impegnati a trovare nuovi stimoli. Camminiamo nella stessa direzione ma su binari separati e anche questo è importante».

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